Il consigliere del Pdl: “l’ambiguità politica della segretaria regionale dell’Idv e la sua contraddittoria condotta che a parole è rivolta alla tutela del lavoro e nei fatti, invece, a calpestare i diritti dei dipendenti più deboli e meno tutelati”
“La segretaria regionale dell’Italia dei Valori nonché Assessore regionale al Lavoro e Formazione non riuscendo a porre in essere una sola idea che possa creare un minimo di occupazione giovanile alza il sipario mediatico contro le decisioni di Marchionne e del Lingotto e del progetto ‘Fabbrica Italia’ che nelle parole della esponente Idv è ‘fantomatico’ ed ‘utilizzato come falsa promessa per demolire il contratto nazionale di lavoro’. Lungi da me difendere l’italo canadese e la dirigenza savoiarda della Fiat, anzi sottolineo che ho espresso critiche sulla inopinata decisione di ricorrere alla cassa integrazione con ciclicità e senza alcuna reale esigenza, essendo la Sata di Melfi altamente produttiva, all’avanguardia tra gli stabilimenti della casa torinese, e non è accettabile che dopo miliardi di lire e fiumi di euro profusi dallo Stato si ricorra alla Cigo ad ogni minima oscillazione o volatilità di mercato”. Sono le affermazioni del consigliere regionale del Pdl, Gianni Rosa.
“Fermo restando la critica al management di Fiat – prosegue Rosa – ricordo che in 150 anni di Unità hanno avuto tanto dalle genti di Lucania e dalla Lucania anche in termini di risorse economiche prima e umane dopo quale manodopera in Piemonte. Se la Fiat è diventata grande – aggiunge l’esponente del Pdl – lo deve anche ai sacrifici umani e sociali che centinaia di migliaia di lucani e tante generazioni hanno dato alla famiglia Agnelli. Però questa uscita della Mastrosimone – sottolinea Rosa – la trovo alquanto contraddittoria rispetto ad alcuni atti e fatti che di certo non tutelano il lavoro in Basilicata. Alcuni conosciuti come le fantomatiche misure per l’occupazione giovanili, altri meno perché si perpetuano nelle stanze delle commissioni e non ricevono la dovuta visibilità pubblica. L’Assessore regionale al Lavoro che diventa paladino dei lavoratori sui mass – media, qualche giorno fa ha presentato un emendamento al Piano delle Attività Educative e Culturali che per fortuna non è stato approvato. Però merita di essere portato a conoscenza della pubblica opinione perché rivela una contraddizione tra quanto si afferma pubblicamente e quanto si propone nell’attività amministrativa. La Mastrosimone ha presentato – riferisce Rosa – un emendamento al punto 5.3 della legge 22/88 per il piano delle Attività Educative e Culturali per il 2011. Riguarda il sostegno all’informazione locale e nel testo prevede ‘che possono accedere ai benefici economici solo i periodici locali che abbiano versato con regolarità i contributi previdenziali previsti per legge e retribuito i loro collaboratori e dipendenti’. Una condizione giusta e etica poiché il Pubblico se deve sostenere l’informazione locale non può moralmente ‘premiare’ chi non rispetta le normative previdenziali ed i diritti dei collaboratori e dipendenti. L’Assessore al Lavoro, invece, ha presentato questo emendamento: ‘Le Associazioni senza scopo di lucro, sono esentate dalle indicazioni espresse dalla precedente condizione che recita abbiano regolarmente versato i contributi previdenziali previsti per legge e retribuito i loro collaboratori e dipendenti’. Insomma, per l’esponente dell’Italia dei Valori non è un valore rispettare le norme previdenziali e pagare i dipendenti, anzi è da premiare chi non lo fa”.
“Neanche l’alibi che siano Associazioni senza scopo di lucro regge – sostiene Rosa – dato che tutti i lavoratori hanno diritto e retribuzione e tutela previdenziale. E sui principi un Ente pubblico non può fare eccezioni, nè tollerare pur minime sacche di illiceità nei confronti di donne e uomini che lavorano, anche se in Onlus. Ma constatiamo per l’ennesima volta – conclude il consigliere -l’ambiguità politica della segretaria regionale dell’Idv e la sua contraddittoria condotta che a parole è rivolta alla tutela del lavoro e nei fatti, invece, a calpestare i diritti dei dipendenti più deboli e meno tutelati”.