Per il consigliere del gruppo misto il governo in primis, ma anche le Regioni, a partire dalla nostra, devono con maggiore impegno sostenere la necessità di salvaguardare l’occupazione ed i siti industriali del settore
“Quanto sta accadendo al gruppo Firema è la conseguenza dell’assenza di un adeguato ed innovativo piano dei trasporti nazionale nonché di scelte di politiche industriali delle aziende pubbliche che stanno svendendo ai privati pezzi importanti del materiale rotabile”.<br /><br />E’ quanto sostiene il consigliere regionale del gruppo misto Giannino Romaniello per il quale “l’assenza di un acquirente per il gruppo Firema, fa il paio con la svendita da parte di Finmeccanica di Ansaldo Breda ai giapponesi”.<br /><br />“Quello dei materiali rotabili – aggiunge – era uno dei settori dove l’Italia ha sempre avuto un ruolo importante, basti vedere i prodotti realizzati, dai componenti (motori) prodotti a Tito alle carrozze realizzate alla Ferrosud, basti pensare che molti componenti della Freccia Rossa sono stati prodotti a Tito. Il governo in primis, ma anche le regioni, a partire dalla nostra devono con maggiore impegno sostenere la necessità di salvaguardare l’occupazione ed i siti industriali del settore”.<br /><br />“Serve – continua Romaniello – un cambio di rotta nella politica industriale del governo a tutela delle produzioni italiane che per qualità ed innovazione non sono secondi a nessuno, come più volte richiesto e dimostrato in sede di confronto da parte delle organizzazioni sindacali di categoria Cgil – Cisl e Uil”.<br /><br />“La giunta regionale e l’intero consiglio devono essere impegnati – conclude il consigliere del Gm – a sostenere la vertenza Firema e lo stabilimento di Tito. Questa vertenza, unitamente alle difficoltà che stanno vivendo le altre aziende meccaniche, chimiche e tessili, nella nostra regione, per non parlare di tutta la platea dei lavoratori in mobilità, sono l’altra faccia della medaglia dei dati Istat”.<br /><br />lc<br />