Il capogruppo di Sel replica a Maria Murante: "Parlare di diffida ed esprimere un giudizio morale sul Consiglio regionale in modo generico e indistinto, significa collocarsi in un’area culturale e politica che non appartiene alla sinistra"
<div> "Le dichiarazioni della Murante sono incomprensibili e politicamente sbagliate. Parlare di diffida ed esprimere un giudizio morale sul Consiglio regionale in modo generico e indistinto, significa collocarsi in un’area culturale e politica che non appartiene alla sinistra. La sinistra ha sempre distinto le responsabilità dei singoli da quelle dei partiti. La genericità appartiene al populismo e alla demagogia di tutti coloro che per nascondere le proprie responsabilità generalizzano con il chiaro obiettivo di delegittimare la politica in quanto tale. In politica non sì è tutti uguali. Nel Consiglio regionale di Basilicata vi sono persone che hanno fatto dell’etica e della trasparenza il punto centrale del proprio fare e dell’agire politico". E' quanto afferma il capogruppo di Sel in Consiglio regionale, Giannino Romaniello, per il quale "il tema non è la definizione di un piano generalizzato sull’occupazione e la stabilizzazione quanto il rispetto di regole chiare e codificate (concorsi) per l’accesso alla pubblica amministrazione. Il precariato è figlio della cultura liberista e del superamento delle norme sul mercato del lavoro costruite con anni di lotta dei lavoratori e delle loro organizzazioni sindacali confederali, che i governi delle destre hanno abolito e lo stesso centro sinistra non è stato in grado di ripristinare". </div><div> </div><div> A parere di Romaniello "le long list ed il lavoro interinale per troppo tempo sono state tollerate in questa regione nonostante la presenza in alcune fasi di una parte della sinistra nelle funzioni esecutive di governo. Questo Consiglio ha approvato su proposta del sottoscritto il divieto per la Regione ad utilizzare il lavoro interinale. L’emendamento in oggetto, come già dichiarato nei giorni scorsi è irricevibile non solo perché politicamente sbagliato ma anche perché legittimerebbe una pratica di accesso all’opportunità di lavoro solo per coloro che hanno 'santi in paradiso', oltre al fatto che introdurrebbe in modo surrettizio quanto previsto dal Consiglio con la legge regionale n. 28 del 21 dicembre 2012, che ha abolito a partire dal 1 gennaio 2013 l’ indennità ai consiglieri, pari a 2500 euro, per attività politica e collaboratori. Inoltre, come dichiarato dalla Funzione Pubblica Cgil, che giustamente ha affermato che 'tali incarichi, basandosi su un rapporto di tipo fiduciario non possono avere continuità nella prossima legislatura', i nuovi eletti potranno attuare eventuali collaborazioni solo con le proprie risorse, quelle erogate in busta paga, non essendo prevista più alcuna indennità destinata a tale fine".</div>