"Per l’Apt di Basilicata, la Riserva dei Calanchi di Montalbano è una riserva comunale e non regionale, tant’è che nella brevissima risposta che ha dato al comunicato del Movimento 5 Stelle, nel quale la si accusava di oscuramento dell’importante area protetta, ha dichiarato che è «già in corso un’interlocuzione con l’Amministrazione Comunale, finalizzata all’acquisizione e redazione di contenuti destinati alla diffusione attraverso i canali di comunicazione web (portale basilicataturistica.com) e cartacei dell’Apt».
Al Comune di Montalbano, – si legge in una nota diffusa dal Movimento 5 Stelle – gli amministratori attuali non sanno nemmeno come si chiama la riserva, in quanto più volte viene definita «Parco» (e tra parco e riserva c’è un abisso normativo ben differente), figuriamoci se sono capaci di produrre loro materiale tecnico informativo di rilevanza scientifica internazionale. Non per altro: tre amministratori sono avvocati, uno è architetto, un altro è un commercialista. E poi, questi amministratori municipali, non sanno nemmeno che nelle aree protette non si dovrebbero organizzare eventi musicali, ma escursioni. Gli eventi, anche se di effetto e con bravi autori lucani, come i Tarantolati, non danno ritorno economico alla comunità, anzi, ci costano (nel caso specifico circa 35 mila euro), lasciano rifiuti (si sono dimenticati di recuperare anche tre bagni chimici), producono spianamenti e disturbano gli abitanti della riserva. Mentre le escursioni danno occupazione (formano guide) ed economia al territorio (ad alberghi, ristoratori, bar e, se fosse tutto in regola, anche con vendita di souvenir). Questo, chiaramente, se l’Apt e la Regione Basilicata si impegnano nelle loro competenze.
Invece l’Apt non pubblicizza da 3 anni la presenza della particolarissima riserva di Montalbano e la oscura anche dai percorsi consigliati (però le foto dei calanchi che utilizza, sono quasi tutte della Riserva di Montalbano), e nel comunicato di risposta si guardano bene dallo spiegare il perché per 3 anni interi hanno oscurato gli interessi di questa Comunità (ed era la domanda principale del nostro precedente comunicato). Mentre la Regione, sempre a distanza di 3 anni, ancora non approva il Piano di gestione e non mette dunque il Comune in condizione di far partire sul serio la Riserva, riproponendo l’atteggiamento avuto per i dodici anni messi prima di istituire l’area protetta. Temono che l’area protetta sia un ostacolo alle estrazioni petrolifere nei calanchi della Basilicata?
Il manager Gianpiero Perri è un esterno alla macchina amministrativa regionale, assunto e strapagato dalla Giunta regionale grazie alla legge Bassanini del 1975, per essere un tecnico utile all’ente da dirigere al fine di dare un’impronta concreta alla gestione dell’Apt. Non certamente per chiedere ai Comuni i «contenuti» di una riserva regionale che ha pubblicazioni scientifiche in tutte le lingue del mondo.
In altre regioni non avrebbero permesso situazioni del genere: molto probabilmente avrebbero rimosso i responsabili per gli strafalcioni delle guide sponsorizzate, per l’oscuramento di un’area protetta e, a maggior ragione, dopo che l’ente ammette candidamente che, chiamato per pubblicizzare le peculiarità della Basilicata, si affida a un comune per avere i «contenuti» di una Riserva regionale conosciuta da tutte le Università di Geologia del mondo".
BAS 05