Per il consigliere del Pd Santarsiero “affermare che essa sarà completata nel 2023 significa non conoscere la realtà perchè il modello Friuli è stato efficace ma quello lucano –irpino non lo è stato da meno”
“Avendo vissuto sia da tecnico che da amministratore l’esperienza della ricostruzione post sisma del 1980, ritengo doveroso fare qualche precisazione rispetto ad una immagine molto errata che si continua a darne. Il modello Friuli è stato sicuramente efficace ma il modello lucano-irpino non lo è stato da meno, perciò affermare che la nostra ricostruzione sarà completata nel 2023 significa non conoscere affatto la realtà”.<br /><br />E’ quanto afferma il consigliere regionale del Pd Vito Santarsiero che aggiunge “la legge per la ricostruzione numero 219 del 1981 si pose infatti ben tre obiettivi, quello della ricostruzione delle case distrutte, quello dell'adeguamento sismico del patrimonio abitativo e quello dello sviluppo dei territori. L'obiettivo della ricostruzione delle case distrutte e dichiarate inagibili, nonostante il territorio vastissimo interessato, è stato raggiunto da ormai vent'anni al netto di singole situazioni amministrative non correlate alla efficienza del sistema”.<br /><br />“Tutti i nostri centri storici –continua – sono stati ricostruiti con rigore, alta qualità tecnica, trasparenza amministrativa e rispetto del preesistente, ed oggi sono tutti tornati a vivere ed essere luogo di riferimento per le nostre comunità. Accanto alla ricostruzione degli immobili distrutti notevole è stato anche lo sforzo per l'adeguamento sismico degli immobili danneggiati, un'operazione molto vasta non completata per carenza di risorse che da almeno quindici anni arrivano in quantità minimale”.<br /><br />“In quella legge – dice Santarsiero – vi erano concetti avanzatissimi e la piena consapevolezza di dover andare oltre il danno per garantire anche lo sviluppo e l'adeguamento del patrimonio abitativo. Bastava una piccola lesione per garantire l'accesso a finanziamenti finalizzati a rendere sicuri gli immobili. Quella stagione ci ha consegnato una nuova cultura del costruire e maestranze adeguate; oggi la nostra università, nata con il terremoto, è sede di una facoltà di ingegneria sismica nota nel mondo e i nostri tecnici e carpentieri sono ai massimi livelli di competenza nel realizzare costruzioni antisismiche”.<br /><br />“Personalmente – aggiunge il consigliere Pd- ritengo che quanto avvenuto dopo il terremoto del 1980 rappresenti tutt'altro che un esempio negativo bensì un vero miracolo ed un esempio virtuosissimo di ricostruzione e adeguamento del patrimonio abitativo. Gli articoli 9 e 10 di quella legge vanno considerati un grande successo. D'altronde è stato opportunamente fatto rilevare che i terremoti del 1990-1991-1998 e quello del 2012 che hanno interessato la regione Basilicata, tutti di non lieve entità, se non hanno causato vittime e gravi danni al patrimonio immobiliare lo si deve proprio agli interventi attuati grazie alle risorse stanziate a seguito della legge 219/81”.<br /><br />“Ad oggi – prosegue – i comuni lucani hanno ricevuto e speso per il patrimonio abitativo 2,5 mld di euro, per completare l'adeguamento antisismico delle abitazioni coinvolte pur senza aver ricevuto danni gravi e non dichiarate inagibili (la cosiddetta priorità b) servono ulteriori 800mln di euro. Altra storia è invece quanto accaduto con i processi di sviluppo industriale e di infrastrutturazione del territorio, soprattutto nel settore della viabilità; tutte cose realizzate con l'articolo 32 della stessa legge. Tanti abusi, tanti imbrogli, tanta degenerazione e tante ruberie a danno del nostro futuro. È appena il caso però di ricordare che mentre gli articoli 9 e 10 della legge già citata furono gestiti dalle amministrazioni comunali e dalla Regione con competenza, trasparenza ed anche controllo sociale, l'articolo 32 fu invece gestito direttamente dal governo centrale e fu preda di masnade di avventurieri arrivati da ogni parte del nostro Paese, come bene rilevò la ‘commissione Scalfari’ chiamata negli anni 90 a valutare quanto accaduto, ovviamente al netto di esempi di grande rilevanza e positività come nel caso dello stabilimento Ferrero a Balvano”.<br /><br />“Di positivo – dice Santarsiero – quella stagione ci ha lasciato almeno un sistema di aree industriali oggi molto importante per noi. Come altra cosa è oggi anche la vicenda Bucaletto, il quartiere della vergogna della città di Potenza che ormai nulla ha a che vedere con il terremoto cui molto impropriamente, anche in questi giorni, viene ancora correlato. Nato con molta virtuosità per dare, in attesa della ricostruzione, un alloggio adeguato attraverso prefabbricati in legno a chi aveva avuto la casa distrutta dal sisma, ha smesso tale funzione da oltre vent'anni. Infatti, ricostruite ed assegnate le case, è diventato altro, è diventato cioè la risposta amministrativa sbagliata ed inadeguata alle carenze di edilizia sociale in città. Diciamo però anche che da dieci anni fortunatamente non si assegnano più prefabbricati e che è stato avviato a Potenza un piano di edilizia sociale di oltre 1000 alloggi, che oggi registra qualche ritardo, destinato alla definitiva soppressione dei prefabbricati e che proprio a Bucaletto ha consentito di avere già i primi 200 alloggi veri, sicuri ed adeguati”.<br /><br />“Ritengo di dover altresì sottolineare – conclude – che sul tema della tutela del patrimonio edilizio in zone sismiche nulla può essere dato per fatto in modo definitivo, ma occorre altro, dagli studi di microzonazione sismica a un costante sforzo tecnico e amministrativo sia per completare i processi di adeguamento di tutti gli immobili ( con particolare riguardo a quelli realizzati prima del 1981, quando entrò in vigore una prima normativa molto accurata), sia per un’azione di costante controllo del patrimonio stesso”.<br /><br />L.C.<br />