Per il consigliere regionale del Gruppo misto “le divisioni e i mille distinguo confermano che è difficilissimo pensare alla ricostruzione di un luogo partendo dall’alto”
“Tutti coloro che hanno contribuito a raccogliere le 300 mila firme sui referendum promossi da Civati, sono nella stragrande maggioranza cittadini, militanti di sinistra che speravano, e lo sperano tutt’ora nella costituzione di una piattaforma programmatica dai chiari contenuti di sinistra”.<br /><br />E’ quanto afferma il consigliere regionale del Gruppo misto, Giannino Romaniello che parla di “una sinistra radicale nella difesa dei valori e dei diritti civili e sociali, ma capace di misurarsi con i cambiamenti che caratterizzano la società moderna. Una sinistra non elitaria ed autoreferenziale e della doppia morale che non è stata in grado di interpretare e quindi dare senso e rappresentanza alla sete di giustizia, trasparenza che veniva dalla società. Una sinistra, quella del passato che é stata incapace di assumere il tema della battaglia contro i privilegi ed il malgoverno, a partire dalle piccole municipalità, fino ad arrivare alle scelte nazionali, che il mondo che voleva rappresentare l'ha disconosciuta per le sue incoerenze”.<br /><br />“Le divisioni – dice – i mille distinguo anche rispetto ai referendum, confermano che è difficilissimo pensare alla ricostruzione di un luogo, sede, partendo dall’alto. Non si tratta di ripartire solo dal basso, quanto piuttosto di individuare cotenuti ed obiettivi capaci di coinvolgere in primo luogo singoli cittadini, movimenti, insomma corpi sani della società. I quesiti referendari (non tutti) rappresentavano un' occasione, in parte lo sono stati, per aprire un canale con la gente da parte della sinistra”.<br /><br />“Purtroppo – aggiunge Romaniello – ancora una volta ci si è divisi e lo si è fatto volutamente. Lo ha fatto il ceto politico, quelli che la sinistra la vogliono, la pensano minoritaria e solo e sempre di opposizione, salvo poi teorizzare le geometrie variabili nelle alleanze per ragioni poco credibili (coprire qualche poltrona). Chi è stato fautore dele divisioni della sinistra e che sicuramente ha scientemente deciso di non contribuire alla raccolta delle firme sui referendum, non può essere, in quanto collettivo, il costruttore di un nuovo soggetto politico. Un soggetto politico che viene dopo la condivisione di una piattaforma programmatica, alla quale tutti aderiscono in quanto singoli e non come gruppi organizzati”.<br /><br />“Uno dei punti fondanti della piattaforma – continua – è la scelta sulle alleanze e quindi la collocazione politica, unitamente ad un sistema di regole veramente democratiche e capaci d'includere piuttosto che escludere, come troppo spesso é avvenuto a sinistra”.<br /><br />“Esiste – si chiede – lo spazio fra Pd e M5s per un nuovo soggetto politico? A questa domanda bisogna rispondere. Io non sono in grado di dare una risposta, ma ne ho dubbi che la possano dare altri, a partire da chi pensa di avviarsi con la nascita di un nuovo soggetto politico, prima ancora di sciogliere nodi fondamentali di contenuti programmatici, politici e di collocazione nel campo del centro sinistra, a partire dalle alleanze”.<br /><br />“I referendum – conclude Romaniello – sono stati un’occasione persa per tutti, per tornare a dialogare tra di noi e con il variegato mondo della sinistra delusa sia dal Pd che dai partitini di sinistra. Al che fare oggi, è difficile dare una risposta compiuta, ma si può intanto partire dai contenuti e tornare al ‘Noi’ abbandonando l’’Io’ tanto caro a Renzi e non solo”.<br /><br />L.C.<br />