Rapporto Ismea-Svimez agricoltura, Castelluccio: nuova sfida

Per il consigliere regionale “il 2017 è stato un altro anno difficile per questo settore in Italia, ma, in questo contesto, il Mezzogiorno ha avuto una performance migliore di quella del centro-nord”

&ldquo;Le conclusioni del Rapporto Ismea-Svimez sull&rsquo;agricoltura del Mezzogiorno indicano che la stella polare di un nuovo quadro di politiche agricole a livello comunitario, nazionale, come nella legislatura regionale che verr&agrave;, deve essere la valorizzazione della distintivit&agrave; delle produzioni meridionali, attraverso la valorizzazione della qualit&agrave; del prodotto e la sostenibilit&agrave; del processo produttivo. Una sfida nuova che partendo da sud pu&ograve; aiutare l&rsquo;intero agroalimentare italiano a dare un contributo decisivo alla ripresa del Paese&rdquo;.<br /><br />E&rsquo; il commento del consigliere regionale Paolo Castelluccio che aggiunge: &ldquo;Intanto la conferma che il 2017 &egrave; stato un altro anno difficile per l&rsquo;agricoltura italiana, ma, in questo contesto, il Mezzogiorno ha avuto una performance migliore di quella del centro-nord. Soprattutto grazie all&rsquo;andamento del settore olivicolo e all&rsquo;aumento dell&rsquo;export agricolo. All&rsquo;aumento del valore aggiunto agricolo nel 2017 ha contribuito, infatti, soprattutto il sud, con 13 miliardi e 178 milioni di euro (+6,1 per cento rispetto al 2016, a fronte del +2,5 per cento nel centro-nord)&rdquo;.<br /><br />&ldquo;I settori che l&rsquo;anno scorso hanno maggiormente risentito delle avversit&agrave; metereologiche &ndash; dice -sono stati quelli del vino (-14 per cento della produzione), dei cereali (-11,7 per cento), della frutta (-6,15), con particolare riferimento alle mele (-18,2 per cento).&nbsp; L&rsquo;olio, invece, dopo un 2016 molto critico, ha aumentato la produzione del 17,3 per cento, che tuttavia non &egrave; stato sufficiente a recuperare i livelli produttivi del passato&rdquo;.<br /><br />&ldquo;Purtroppo il Rapporto &ndash; continua Castelluccio &ndash; ribadisce che &egrave; ancora basso il livello degli investimenti nell&rsquo;agricoltura meridionale. Dopo due anni di sostanziale stabilit&agrave;, i dati del 2017 mostrano non solo un aumento pi&ugrave; consistente degli investimenti fissi nel settore (+3,3 per cento), ma anche una variazione percentuale leggermente maggiore per l&rsquo;agricoltura meridionale (+3,4 per cento) rispetto a quella rilevata nel centro-nord (3,2 per cento). Questo ultimo dato, tuttavia, va inquadrato all&rsquo;interno di un discorso pi&ugrave; ampio sugli investimenti nell&rsquo;agricoltura meridionale. Il rapporto tra investimenti e valore aggiunto prodotto &egrave; pari al 17 per cento nel Mezzogiorno, contro il 37 per cento rilevato per l&rsquo;agricoltura centro-settentrionale. Condivido l&rsquo;analisi finale: il sistema agroalimentare meridionale &egrave; una potenzialit&agrave; ancora parzialmente inespressa per lo sviluppo dell&rsquo;economia meridionale. Gli elementi di vitalit&agrave; si scontrano ancora con vincoli che ne depotenziano la possibilit&agrave; di attivare virtuosi processi di crescita della produzione e dell&rsquo;occupazione. Superare questi vincoli richiede una strategia, una &lsquo;visione&rsquo; che sia in grado di cogliere il ruolo dell&rsquo;agricoltura non solo come produttore di beni in senso stretto, ma anche come settore che produce beni di qualit&agrave; (nelle sue diverse accezioni), come elemento caratterizzante delle aree rurali con il loro portato di relazioni sociali, tradizioni e identit&agrave; culturali, come componente del tessuto produttivo che pu&ograve; svolgere un ruolo importante nella tutela del paesaggio e della biodiversit&agrave;, nonch&eacute; nella difesa del territorio&rdquo;.<br /><br />&ldquo;Restano, tuttavia &ndash; conclude – molti punti deboli che vanno affrontati se si vuole innescare un circolo virtuoso di sviluppo in cui l&rsquo;attivit&agrave; primaria abbia un suo ruolo forte. In primo luogo, esiste ancora un divario funzionale tra il Mezzogiorno produttore di materie prime e il centro-nord in cui sono localizzate le fasi a maggiore valore aggiunto, non solo le industrie di trasformazione, ma anche gli esportatori e le piattaforme di distribuzione con servizi integrati&rdquo;.<br /><br />L.C.<br />

    Condividi l'articolo su:

    Web TV

    Ultimi pubblicati

    Correlati