Punture e ferite al mare: i consigli di Federfarma

Occorre innanzitutto portare sempre con sé un kit di primo soccorso e rivolgersi alla farmacia per una prima consulenza. Se a colpirci è una medusa, la prima cosa da fare è non grattare la zona colpita anche se prude, evitando così il rischio di aumentare la reazione

L’ambiente marino nasconde alcune insidie fastidiose riassumibili in punture e morsi che possono creare qualche problema al turista che si immerge in acqua. Le più antipatiche, perché dolorose, sono quelle con effetti tossici che impongono al malcapitato il doveroso ricorso alle cure mediche. Solitamente associamo bruciature o punture in mare alla presenza di meduse che abbondano in quegli habitat caldi e puliti, ma sono svariati gli organismi potenzialmente urticanti o lesivi che ‘attaccano’ per difendersi quando ritengono che il loro territorio sia in pericolo. La maggior parte di questi ‘incidenti di percorso’ sono di lieve entità, ma è sempre opportuno conoscere le cause e sapere come intervenire. Nel vademecum di Federfarma Basilicata, alcune ‘regole’ da seguire in caso di contatto con questi esemplari.

Se a colpirci è una medusa, la prima cosa da fare è non grattare la zona colpita anche se prude, evitando così il rischio di aumentare la reazione. Lavare immediatamente la ferita con acqua di mare e fare impacchi freddi sempre con acqua marina o comunque salata. Non utilizzare mai acqua dolce che potrebbe attivare ulteriormente le cellule urticanti. Tralasciare le credenze popolari dell’urina e dell’ammoniaca in primis perché l’urina non contiene ammoniaca e potrebbe provocare ulteriori danni, e poi perché l’ammoniaca non è affatto indicata per le punture di medusa. L’intensità dei sintomi varia a seconda della specie e della sensibilità individuale. Se non si dispone di un kit di pronto soccorso è buona norma recarsi presso una farmacia o un centro medico per richiedere assistenza in caso di necessità.

Può capitare di essere punti da una razza che, pur essendo molto tranquilla, attacca nei casi estremi e quindi quando si sente minacciata. Le punture delle razze sono molte pericolose essendo cariche di veleno. Se punti, occorre immediatamente estrarre la spina con una pinza, immergere la parte colpita in acqua calda ma non bollente per 30 o 60 minuti e rivolgersi a personale sanitario specializzato.

Un po’ più difficile, ma non impossibile, è essere punti dai ricci di mare: in quel caso vanno tolte subito le spine dalla parte colpita utilizzando esclusivamente una pinza. Per disinfettare, ottimo antisettico è l’aceto che permette di eliminare qualsiasi residuo di spina dalla ferita. Rivolgersi successivamente al presidio sanitario più prossimo per il trattamento più adeguato. Altra puntura fastidiosa, se pur non pericolosa, è quella degli anemoni: alcune specie possono provocare punture dolorose a causa di una tossina capace di attivare reazioni respiratorie. Nel caso in cui si venga in contatto con un anemone, occorre staccare con una pinza il pungiglione o i tentacoli dalla pelle e lavare la zona interessata con acqua marina e tenere per massimo venti minuti la parte colpita in acqua calda. In caso di necessità, rivolgersi ad un presidio sanitario. Tutte le punture hanno sintomatologia comune come bruciature cutanee, nausea, vomito, febbre, diarrea, crampi, difficoltà respiratorie o alterazioni del ritmo cardiorespiratorio, dolori ascellari o inguinali, paralisi, sudorazione eccessiva, svenimenti, debolezza e vertigini. Nei casi più estremi, punture o morsi possono provocare anche morte improvvisa per cui è sempre bene, in presenza di alcuni di questi sintomi, rivolgersi in farmacia o ad un presidio medico.

Oltre alle punture, potrebbero verificarsi anche morsi di animali marini come pesci, tartarughe e murene che potrebbero provocare sanguinamenti. È necessario quindi comprimere la ferita e non rimuovere garze imbevute di sangue ma sovrapporne altre e tenere sollevato l’arto per ridurre il gonfiore eventuale. In caso di necessaria somministrazione di ossigeno, rivolgersi esclusivamente a personale addestrato (medici e farmacisti). Ferite più superficiali devono invece essere disinfettate, tenute asciutte e lontano dall’acqua salata fino a completa guarigione. In caso di ferite profonde è sempre consigliata la verifica della copertura vaccinale antitetanica.

Altra insidia, quella causata dalle ferite da scoglio per le quali il rimedio migliore è il cloruro di alluminio reperibile nelle farmacie sotto forma di spray, gel, crema o soluzione con proprietà astringente. Nel caso in cui la ferita sia più complessa e infetta, è opportuno assumere cortisone e antistaminici sempre sotto controllo medico. Le ferite da scoglio lacerano la cute e possono essere superficiali quando interessano il primo strato di pelle, profonde se interessano anche gli strati sottostanti, e penetranti se toccano anche gli organi. Quando si verificano ferite più profonde e penetranti è necessario recarsi in Pronto Soccorso. Le ferite più superficiali devono essere pulite invece con acqua e sapone utilizzando delle garze, passando successivamente alla disinfezione con acqua ossigenata o iodio per poi proteggerla con cerotti e garze. Una ferita infetta presenta invece dolore, gonfiore, calore e arrossamento per cui è necessario assumere antibiotico locale o per via orale. Non va dimenticato che il caldo facilita l’insorgere delle infezioni perché, quando la pelle è sudata, si riduce il ph. Il consiglio di Federfarma Basilicata per tutti i vacanzieri è quindi quello di andare in viaggio sempre forniti di kit di primo soccorso e, in caso di necessità, di rivolgersi sempre al primo presidio farmaceutico presente in tutti i centri abitati per poter avere la prima assistenza.

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