Provincia Pz:“Le Province per uno Stato efficiente e meno costoso”

“Questo Consiglio arriva dopo un percorso di attività intensa, segnata da importanti riconoscimenti esterni, soprattutto nel campo delle rinnovabili, grazie al programma "Scuole ecologiche in scuole sicure", che ha ricevuto il premio di Legambiente "comuni rinnovabili 2011" come miglior buona pratica 2011, il Premio speciale nell’ambito del 4° Award per Klimaenergy 2011 e l’attestazione di stima dello stesso economista statunitense Jeremy Rifkin, a Potenza lo scorso dicembre per la tregiorni “Abitare il futuro. Sviluppo del Mezzogiorno e green economy”. Una iniziativa che ha segnato il momento di massima apertura dell’Ente alle forze economiche, politiche e sociali del territorio, così come è avvenuto anche il 20 dicembre scorso con l’evento “Provincia Day”, che ha visto il protagonismo e la viva partecipazione dei dipendenti della Provincia stessa”.
Lo ha affermato il presidente della Provincia di Potenza Piero Lacorazza, nel corso della seduta del Consiglio provinciale di oggi, convocata contestualmente a tutti i Consigli provinciali d’Italia e che si è conclusa con l’approvazione a maggioranza (con il solo voto contrario del consigliere Angelo Lamboglia dell’Idv) di un ordine del giorno sulle Province.
“Le Province non si devono chiudere ma aprire ad uno Stato più efficiente e meno costoso. Sulla base di questa premessa, occorre chiedersi se in assenza di un modello istituzionale compiuto, di un assetto amministrativo radicato e definito con uno Statuto ancora sospeso, la Basilicata senza Province resisterà davvero meglio alle tendenze di smembramento che già negli scorsi anni si sono manifestate con la Fondazione Agnelli? Ed ancora siamo un po' più popolo della Basilicata, sentendoci potentini o materani, oppure il solco della lucanità supera ogni confine territoriale? Non è un’antica questione che voglio riproporre – ha aggiunto il presidente – anche se l'antico non ha sempre l'odore della muffa e il giallo come colore, ma può invece determinare un dibattito che segni il tracciato della modernità e del futuro”.
Oltre ai componenti dell’assemblea, alla seduta sono intervenuti il presidente del Consiglio regionale della Basilicata Vincenzo Folino, il presidente dell’Anci Basilicata Vito Santarsiero, il segretario regionale della Uil Fpl Antonio Guglielmi e il responsabile della Struttura speciale del Consiglio provinciale di Potenza Vito Mitro.
Ad aprire i lavori il presidente del Consiglio provinciale di Potenza Palmiro Sacco il quale, pur sottolineando l’esiguità del costo reale delle Province e chiedendo una razionalizzazione piuttosto degli altri organi di governo, ha rimarcato l’importanza di un ente di area vasta che non va abbandonato a se stesso, ma che insieme alla Regione può contribuire ancora a lungo al benessere delle comunità.
Nel suo intervento il presidente Folino ha sollecitato la necessità di un confronto ampio e articolato, che recuperi innanzitutto la via costituzionale e una rinnovata forza dei partiti per affrontare fino in fondo la questione Province. “Una loro soppressione – ha aggiunto Folino – porterebbe a due problemi, quali una necessaria riorganizzazione della macchina regionale e criticità che affondano le loro radici nella storia, soprattutto in Basilicata, dove sono tuttora latenti conflitti tra Appuli e Lucani e tra quei lucani che vivono al confine tra Basilicata e Campania. Credo serva, dunque, trovare insieme una sintesi che non penalizzi i cittadini. Lo stesso dibattito sullo Statuto regionale non può prescindere dallo scenario attinente al futuro delle Province”.
Secondo Guglielmi, il tema dei prossimi anni sarà quello della riduzione della spesa pubblica e dei costi della politica. “Il mio sindacato ha condiviso la posizione di riduzione delle Province, anche se credo ci sia stata una sottovalutazione del problema, per cui siamo disposti a discutere, scegliendo la strada migliore per una diminuzione dei costi che non pesi sui dipendenti”.
Per il presidente Santarsiero, “la vicenda delle Province è espressione chiara della confusione sull’assetto istituzionale che vive il Paese. Come pensare ad una decisione così forte fuori della Carta delle autonomie? Quando, nel 1970, nacquero le Regioni e le Comunità montane – ha affermato il sindaco – si pensò che questi enti potessero occupare uno spazio intermedio che, invece, toccava alla Provincia, ente cui la legge 142 del 1990 riconobbe il ruolo della pianificazione e programmazione del territorio e del coordinamento dei Comuni. Poi, a partire dal 2005, in coincidenza con un periodo di decadenza culturale, amministrativa e politica, è cominciata una campagna contro le Province, che possono salvarsi attraverso un rilancio dell’assetto istituzionale reale”.
Nel corso del dibattito, il capogruppo Aurelio Pace (Gruppo misto) ha rimarcato come nella decisione di soppressione delle Province hanno inciso i grandi partiti, i sindacati e le categorie produttive, pur mancando un reale dibattito sul tema. “Il problema è che non viene percepita l’utilità di un ente come la Provincia che non ha protagonismo – ha aggiunto Pace – essendo stata svuotata di funzioni negli anni Settanta, con la nascita delle Regioni. Purtroppo, anche la riforma del titolo V della Costituzione non è stata letta come una occasione per ridare il giusto ruolo alle Province stesse”.
Sulla importanza di un ente intermedio che risolva le questioni non assegnate a Regione e Comuni, si sono soffermati i capigruppo Tommaso Samela (Pd) e Michele Destino (Pdl). In particolare, Samela ha indicato nella Regione l’unico titolare a fare ricorso alla Corte costituzionale. “Passo necessario per evitare il caos istituzionale che scaturirebbe da una loro soppressione – ha aggiunto Samela – e per meglio regolare i rapporti tra diversi livelli istituzionali”.
Da parte sua, Destino ha stigmatizzato i tentativi demagogici di fare delle Province il capro espiatorio dei problemi del Paese, sostenendo piuttosto l’abolizione dei 7.000 enti strumentali non eletti ma nominati dalla politica.
Il voto contrario all’odg è stato spiegato da Lamboglia come una questione politica, diretta conseguenza della posizione espressa a livello nazionale da Italia dei Valori e delle numerose istanze dei cittadini che vogliono l’abolizione delle Province per via costituzionale, pur rimarcando la necessità di arrivare alla rimodulazione dopo un confronto serio.
Dichiarazione non condivisa dal consigliere Antonio Salicone (Pd), che ha tacciato di qualunquismo la posizione di Idv e ha espresso rammarico per “un tipo di politica che non riesce a liberarsi dei vincoli imposti dai partiti. Sono convinto – ha detto Salicone – che se i consiglieri avessero potuto esprimere la loro opinione, forse essa sarebbe stata diversa. La politica deve aggiornarsi per far uscire il Paese dalla crisi”.
Nel suo intervento conclusivo, Mitro ha ricordato che la riforma investe 56 mila dipendenti delle Province italiane, “i quali, nonostante il momento difficile, dovranno trovare la forza per continuare a svolgere il proprio lavoro, pur essendoci il rischio che le professionalità maturate in diversi settori possano essere disperse”.

bas 03

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