Continua sino al 31 ottobre la mostra dal titolo "Le maschere di Nicola Toce, percorsi di cartapesta tra rito e tradizione" ubicata nella splendida cornice della chiesa rupestre di Santa Maria De Armenis nel Sasso Caveoso.
L'evento promosso dalla Cna unitamente agli Archeclub di Aliano, Matera, Melfi, Policoro e Tricarico mira alla valorizzazione e pubblicizzazione di una grande azione di recupero storico-culturale effettuata dal Maestro Nicola Toce nei confronti delle "Maschere di Aliano" risalenti al VI secolo d.C. che ancora oggi nel periodo di Carnevale sfilano per le strade del Paese inserito nella splendida cornice dei calanchi che tanto affascinarono Carlo Levi.
“La storia della maschera – afferma Maria Letizia Casanova, Storica dell'arte – attraversa il tempo nella molteplicità delle sue accezioni storiche, culturali, folkloristiche come rappresentazione allegorica della vita con le sue contraddizioni e le sue ambiguità, ma anche come ricerca di una libertà svincolata dai canoni convenzionali di comportamento. Lungo uno straordinario cammino che ha origine nel mondo greco come manifestazione religiosa, fino alle espressioni delle inquietudini esistenziali della moderna sensibilità, la maschera segna le tappe di una vicenda collettiva minore, ma estremamente significativa, accompagnando i mutamenti della società, di cui è un riflesso discontinuo ma fedele.
Elemento privilegiato del teatro greco e romano, con il suo corredo figurativo di affreschi, mosaici, terrecotte, la nascita della commedia dell’arte nel XVI secolo, e quella, conseguente, dell’attore professionista sposta la funzione della maschera da oggetto a personaggio; in tale ambito, essa diventa una delle icone indiscusse del settecento europeo prima di acquisire, sulla scia delle nuove istanze sociali che premono sui sovvertimenti epocali dei secoli XIX e XX, un ruolo di denuncia e di critica attraverso alcune figure emblematiche –Arlecchino, Pulcinella- mediatrici tra due mondi, il conscio e l’inconscio, dove libertà e finzione si incontrano, e la maschera si rivela come il simulacro per eccellenza dove proiettare le proprie nascoste emozioni”.
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