La Regione Basilicata, l’ALSIA, il CRA-UTV di Turi, l’IBAM CNR di Tito scalo (PZ) e il Comune di Viggiano, nell’ambito delle iniziative attivate per la valorizzazione di prodotti agroalimentari tipici e per la valorizzazione della DOC Terre dell’Alta Val d’Agri, sono i promotori (e cofinanzia tori) di un’azione per il recupero di alcuni “vitigni” autoctoni dell’intero areale di produzione vitivinicola regionale, con particolare riferimento all’area della DOC Terre dell’Alta Val d’Agri.
Il lavoro di campo per il recupero delle suddette accessioni è stato condotto tenendo conto delle potenzialità qualitative dei vitigni autoctoni selezionati, con l’obiettivo principale della salvaguardia della biodiversità, evitando – quindi – la perdita della variabilità genetica.
Sono stati privilegiati vigneti di età non inferiore a 50 anni, oltre che singoli ceppi “storici”. La ricerca e l’individuazione di vecchie vigne è stata supportata da contatti con viticoltori che hanno conservato la memoria storica sulla provenienza delle viti in loro possesso e da indagini bibliografiche dei territori della Val d’Agri, dei comprensori del Pollino, del Materano e del Vulture.
L’identificazione varietale, condotta con lo studio del DNA, ha permesso di caratterizzare oltre 400 accessioni, 431 per l’esattezza, riconducibili a 103 profili molecolari. Sulle stesse è stata, poi, effettuata una selezione sanitaria, dalla quale è emerso che il 20% di accessioni è risultato sano alle principali virosi della vite.
La viticoltura dell’Alta Val d’Agri, come del resto quella delle altre zone viticole indagate, Pollino, Materano e Vulture, sfruttando i risultati emersi deve procedere rapidamente e decisamente verso produzioni viticole ed enologiche contraddistinte da elevati livelli di qualità e tipicità, introducendo nella piattaforma ampelografia regionale i nuovi ritrovati vegetali. Quella della tipicità delle produzioni vitivinicole regionale è certamente da intendere come fattore di sviluppo e di rilancio del settore; diversamente, la progressiva flessione dei consumi di vini di massa, come pure l'apertura dei mercati a livello internazionale e la concorrenza di produttori extra-comunitari, finirebbero per porre in gravi difficoltà di mercato le nostre aziende.
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