Politiche del Lavoro, intervento di Pinuccio Maggio

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Non è tempo di polemiche, ma di coesione e solidarietà, l’occupazione rappresenta la principale preoccupazione nella politica regionale

“Tra reddito minimo di cittadinanza e misure di politiche passive e attive del lavoro è necessario che tutto il sistema dei servizi regionali esprima al meglio la sua capacità di affrontare la gravita del momento e di indicare i passi, uno dietro l’altro, che occorre fare per uscire dall’attuale situazione di crisi, che rischia d’incendiare non solo la Basilicata ma tutta l’Europa”. Comincià così un intervento del Presidente del Comitato di Coordinamento Istituzionale per le Politiche del Lavoro, Pinuccio Maggio.
“Di certo – continua Maggio- alla proposta avanzata dagli Assessori Regionali Viti e Pittella, va riconosciuto il merito di aver provocato, in questo momento di passaggio dal programma “Salva Italia” a quello del “Cresci Italia” e nel quale si rimane in attonita attesa di quella grande riforma del mercato del Lavoro che dovrebbe ridare slancio all’economia del Paese, un vivace risveglio del dibattito tra le forze sociali, le rappresentanze sindacali e le voci dell’opinione pubblica, e, perché no, anche un riaccendersi delle polemiche, quando esse sono costruttive.
Nel contempo, nel dibattito relativo alle politiche del lavoro è riemerso il tema del reddito minimo garantito. La proposta non è frutto d‘idee balzane o di condizioni mentali oniriche ma è una misura fattibile e praticabile in Basilicata. Ciò è dimostrato dalla persistenza che il dibattito su questo argomento ha riscontrato sia a livello nazionale che in ambito comunitario; ed è avvalorato ancor più dal fatto che questo tema appare tra le proposte avanzate dal ministro Fornero per la riforma del mercato del lavoro. E che questa proposta sia alto segno di civiltà – osserva maggio – lo si può riscontrare nel fatto che misure di questo genere sono attive nella maggior parte degli Stati europei, a cominciare dalla Francia e dall’Inghilterra. La situazione comparativa tra gli stati europei circa questa misura la si è potuta esaminare qualche giorno addietro sugli organi di stampa.
La proposta di istituire in Basilicata il reddito minimo a favore di disoccupati ed inoccupati ha incontrato qualche comprensibile preoccupazione da parte di chi teme di vedere in questa misura, per un verso, una sorta di grimaldello per scardinare le tutele sindacali e, per l’altro verso, un’arma nelle mani della politica per perpetuare le condizioni della precarietà e radicare le situazioni di dipendenza dei lavoratori nell’accettazione del sottosviluppo e dell’assistenzialismo.
Che il reddito minimo debba evitare di scivolare nell’assistenzialismo e nell’accettazione della precarietà come condizione di passiva accettazione delle circostanze della storia e dell’economia, è un concetto condivisibile.
Ma, evitando il pericolo di questi scogli, la società regionale deve riconoscere che se questa misura la si considera come una delle tante politiche attive che le politiche regionali mettono in campo per promuovere lo sviluppo dell’occupazione; se si considera che questa, come altre misure della programmazione regionale, tende ad impegnare tutto il sistema dei servizi per il lavoro e la formazione, si deve poter concludere che il risultato non dovrebbe essere l’aumento della confusione e dell’inefficienza delle politiche regionali, ma un’accelerazione della sua funzionalità e la crescita della sua efficacia. Inoltre, in un momento in cui il riconoscimento del diritto al lavoro costituzionalmente assistito è sempre più aleatorio, il reddito minimo diventa necessario per affermare il diritto di cittadinanza dei disoccupati e degli inoccupati.
Dal momento che è a tutti evidente che non esiste in economia una chiave unica per la soluzione di tutti i problemi dell’occupazione ma che la soluzione è mettere in campo una molteplicità di strumenti di offerta alla molteplicità delle esigenze della domanda, si dovrebbe convenire tutti sul fatto che il dovere della Regione è di operare in questa direzione, non di aspettare passivamente che – per dirla con la saggezza antica – “passi a nuttata”. Le risorse umane in Basilicata ci sono – afferma Maggio – e bisogna non solo sostenerle ma anche far sì che non emigrino. I fondi ci sono e comunque sono reperibili. Le idee non mancano, che anzi sono idee verificate nella loro validità. È vero ci sono anche i problemi, e nessuno dovrebbe nasconderli sotto il tappeto del salotto.
Tutto porta quindi a concludere a favore del reddito minimo di cittadinanza.
E sarebbe ben sterile conclusione lasciare – dichiara infine Maggio – che le polemiche possano vanificare ogni sforzo. Al contrario è dovere di tutti noi recuperare la forza e la consapevolezza di una società che vuole essere in Basilicata una società coesa e solidale. Ed è innegabile che la misura del reddito minimo va anch’essa, come tante altre, in quella direzione”.

bas 03

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