Il governatore ha partecipato a Melfi alla solenne cerimonia di inizio al ministero episcopale del successore di Todisco. “Onorati – ha detto in un messaggio il presidente della Regione Basilicata – di accogliere un buon Pastore attento agli ultimi”
“Sono grato ed onorato per l’opportunità che mi viene offerta di accoglierla qui, a Melfi, e di porgerle il saluto affettuoso della comunità lucana, nel giorno in cui, per volere del Santo Padre, si appresta a raccogliere l’eredità di monsignor Gianfranco Todisco alla guida della Diocesi di Melfi-Rapolla-Venosa”
Lo ha detto oggi, il presidente della Regione Basilicata, Marcello Pittella, in un messaggio a margine della cerimonia di inizio al ministero episcopale di monsignor Ciro Fanelli, nuovo vescovo della “Diocesi-Rapolla, Venosa”, dopo le dimissioni anticipate di monsignor Gianfranco Todisco. Alla celebrazione – nella piazza antistante la Cattedrale – erano presenti, oltre al governatore, anche rappresentanti istituzionali, autorità civili e militari, il primo cittadino di Melfi, Livio Valvano, i sindaci e gli amministratori dei comuni della Diocesi e dei centri pugliesi di Turi e di Lucera, in Puglia.
“Lei proviene – ha proseguito il governatore nel suo messaggio di saluto – da una regione a noi vicina, dalla quale ci giunge l’eco della incisiva azione pastorale in favore degli ultimi, svolta nella Diocesi di Lucera-Troia sulla scia dell’insegnamento di monsignor Giuseppe Giuliano che l’ha voluta al suo fianco, in veste di vicario generale oltre che di parroco della Cattedrale di Lucera. La semplicità delle prime parole da lei pronunciate all’atto della nomina, con quel richiamo ad un senso di sorpresa e stupore che è proprio delle persone umilmente votate al bene comune – ha detto ancora il presidente – hanno fatto immediatamente breccia nel cuore dei lucani, i quali, ancor prima di conoscerla personalmente, sentono già di stimarla e di volerle bene. Nella sua immensa saggezza – ha aggiunto Pittella – Papa Francesco ha voluto che fosse un sacerdote vicino alle periferie geografiche ed esistenziali della Chiesa meridionale, un buon Pastore come lei, da sempre vicino agli ultimi, ai poveri e a quanti soffrono, a portare avanti l’opera avviata a Melfi, negli ultimi 14 anni, da monsignor Todisco”. Il governatore ha ricordato come il predecessore del vescovo Fanelli, monsignor Todisco abbia “chiesto ed ottenuto dal Santo Padre di tornare a predicare il Vangelo e a fare opere di bene nella Diocesi di Tegucigalpa, in Honduras: in un’area del mondo tra le più povere e degradate, come ho potuto personalmente verificare – ha affermato – nel corso di un viaggio istituzionale che ci ha consentito di rafforzare legami di amicizia e collaborazione, con il trasferimento di tecnologie sanitarie delle aziende ospedaliere lucane ai centri di cura di quel Paese dell’America Latina. La Regione Basilicata ha da sempre improntato la propria azione alla linea del dialogo e della solidarietà. Vogliamo essere terra di accoglienza. E stiamo lavorando in questa direzione, nell’ambito di una virtuosa intesa tra organi dello Stato e autonomie locali, aprendo le porte dei nostri piccoli paesi a gruppi contenuti di profughi che fuggono dalle guerre e dalle violenze”.
“Sento di condividere – ha sottolineato il presidente – gli appelli lanciati dalla stessa Conferenza episcopale di Basilicata, dal suo presidente monsignor Ligorio, dagli altri vescovi lucani, ad avviare una vasta ed urgente opera educativa che indichi diritti, doveri, responsabilità e compiti di ciascuno nel campo del lavoro, contribuendo a formare una mentalità propositiva e imprenditoriale, superando definitivamente la cultura della rassegnazione, della recriminazione e dell’assistenzialismo”. Il governatore, infine, dopo aver ringraziato “monsignor Vigilante, che in quest’ultimo periodo, coadiuvato dal Collegio dei consultori ha guidato con saggezza la Diocesi di Melfi nella veste di amministratore diocesano” ha invitato tutti i vescovi lucani “ad accompagnare le istituzioni democratiche della Basilicata nel percorso di rafforzamento dell’unità regionale, attraverso il dialogo e la collaborazione tra territori, basato su progetti condivisi di sviluppo”.