Il consigliere regionale del Pd, che ieri ha partecipato alla presentazione del libro di Giovanni Fasanella “Il golpe inglese”, chiede lumi sui pozzi realizzati a Brindisi di Montagna e sulla soppressione della locale stazione del Corpo forestale
“Occorre chiarire ogni aspetto riguardante i pozzi di indagine già perforati in località Montegrosso nel Comune di Brindisi di Montagna, una questione che preoccupa molto sia l'amministrazione che i cittadini. Si dica e si verifichi con chiarezza cosa in questi pozzi è stato iniettato e poi si dica con uguale chiarezza perché a Brindisi di Montagna è stata soppressa la locale stazione del Corpo Forestale dello Stato, organo competente a vigilare sugli stessi danni provocati dalle perforazioni petrolifere, ubicata peraltro in un immobile di proprietà del Ministero”. E’ quanto dichiara il consigliere regionale del Pd Vito Santarsiero che annuncia una specifica interrogazione in Consiglio regionale su questo tema.<br /><br />Per Santarsiero, che ieri a Potenza ha partecipato alla presentazione del volume ‘Il golpe Inglese’ del giornalista di origini lucane Giovanni Fasanella, questo incontro “ha rappresentato un momento di notevole rilevanza per meglio comprendere come gli interessi petroliferi abbiano determinato una fortissima ingerenza nella vita politica italiana fino ad essere l'elemento intorno a cui sono maturati attentati, tentativi di golpe ed omicidi, come quelli di Mattei e Moro, che hanno segnato la vita politica italiana del dopoguerra. Interessi forti che sono in campo ancora oggi e che necessitano di uno Stato ugualmente forte, in grado di avere adeguate politiche energetiche, adeguate politiche estere, nonché in grado di tutelare i propri interessi ed i propri territori”.<br /><br />“La denuncia dell'onorevole Folino in ordine a interferenze degli inglesi, interessati al pozzo di Montegrosso, sino ad influenzare il decreto Sblocca Italia – aggiunge Santarsiero – ci chiama a responsabilità importanti. Si pongono temi che riguardano l'autonomia politica nazionale ma si pongono altresì temi che riguardano cosa accade o deve accadere sui nostri territori. Abbiamo bisogno di fermare la macchina, non un barile in più di quelli già autorizzati e non un solo permesso di indagine per un periodo sufficiente, almeno 10 anni, per avere da indagini epidemiologiche, registro tumori ed analisi ambientali già messe in campo, certezze su ciò che accade a persone e territori. È sostanzialmente il contenuto di un ordine del giorno già approvato alla Camera. Un tempo sufficiente, anche, per chiedere allo Stato tutele ambientali, oggi più deboli, risorse e una strategia per la nostra regione per romperne l'isolamento e garantirne lo sviluppo. Su questi temi occorre aprire un grande dibattito”.