La nota del consigliere Alfonso Ernesto Navazio delle sue dimissioni da membro del Consiglio comunale trasmesse oggi al Presidente dell'Assemblea consiliare
“Con nota formale ho rassegnato al Segretario generale del Comune le mie dimissioni dal Consiglio comunale. Sento il dovere di comunicarLe, per il suo tramite, al Consiglio comunale”. E’ quanto riferito da Alfonso Ernesto Navazio al Presidente del Consiglio della Città federiciana.
“Le dimissioni non sono mai semplici. Spesso sono le circostanze che le impongono. A volte spontanee, come in questa occasione. Necessitano comunque di chiarimenti.L’inquietudine del tempo che viviam accompagnata dalla fase politica che stiamo attraversando, impone una non banale riflessione sulla capacità delle classi dirigenti di guardare un pò oltre l’orizzonte. Un tema da affrontare senza sconti. Il problema non è un modo nuovo di fare politica, ma il modo giusto di fare politica. Con quali declinazioni? Quelle classiche possono offrire buoni spunti: una politica che si alimenti delle passioni, idee e razionalità dei singoli; una politica che riesca a far emergere dal basso la propria classe dirigente; una politica che ritorni a confrontarsi duramente ma lealmente sui problemi reali che interessano il quotidiano della collettività. Un appunto: occorre favorirLe. Allora, nel riprendere l’azione bisogna uscire dal caldo torpore istituzionale, ritornare nelle piazze, costruire una classe dirigente adeguata. É quindi arrivato il tempo di farsi da parte. Come atto concreto in risposta alla riflessione di questi mesi. Come atto concreto in risposta al cammino intrapreso da una classe dirigente. Che non deve limitarsi alla sola conta numerica. Che deve manifestare con determinazione la volontà di cambiare. Ed è proprio per mantenere vivi i miei valori, quelli universali di libertà, di vita, di giustizia, che guidano il mio agire quotidiano, che oggi intendo , interpretare con sincerità gli accadimenti politici del momento, denunciare con umiltà quanto non ritengo condivisibile, manifestare con passione la mia necessità di cambiamento. Dopo la transizione infinita occorre ritornare alla esperienza partito ‘come strumento di formazione della rappresentanza e di selezione della classe dirigente’, promuovendo sedi permanenti di incontro, stimolando dibattiti pubblici oggi relegati alle supplenti iniziative promosse dal mondo associazionistico, alimentando la speranza che le idee di gruppi sempre più vasti di persone possano diventare realtà. ‘La realtà è ben diversa dagli ideali della nostra gioventù’. Tutti noi, tuttavia, dobbiamo convincerci che nelle lotte di tutti i giorni, e il nostro futuro e quello del nostro Paese di certo ce ne porrà diverse, non abbiamo altra guida che la ragione e altra forza che la libertà. Il sentimento ha sempre guidato il mio operato, la ragione ha talvolta attenuato le mie passioni e i miei istinti, ma è la libertà la mia forza più grande. La libertà di iniziare un nuovo percorso, insieme agli altri, come gli altri”.