Napoli su “Giornata del ricordo” per i martiri delle foibe

Per il consigliere regionale del Pdl “è l'Europa che può e deve liberarci da un passato del quale siamo stati troppo a lungo prigionieri”

“Oggi, 10 febbraio, ricorre l'anniversario della firma del Trattato di Pace di Parigi che nel 1947 fissò i confini tra Italia e Jugoslavia. Nel 2004, con legge dello Stato, questa data è stata scelta come "Giornata del ricordo dei martiri delle foibe".Una Giornata dedicata agli avvenimenti che si consumarono tra il 1943 ed il 1947 lungo i confini orientali”. E’ quanto ricorda il consigliere regionale deo Pdl, Michele Napoli.

“Secondo alcune stime – continua Napoli – 20-25 mila italiani furono uccisi dopo aver subito strazianti torture e violenze di vario genere. Tantissimi di loro vennero gettati nelle foibe, le voragini rocciose presenti nella regione carsica, altri nelle cave di bauxite, in fondo al mare, in fosse comuni, altri ancora morirono nei campi di concentramento jugoslavi. Oltre mezzo secolo, c'e' voluto: questo il tempo necessario per conoscere l'odio, l'atrocità, la xenofobia assassina ed anti Italiana dell'armata rossa del maresciallo Tito. Migliaia gli italiani uccisi, ed altre centinaia di migliaia le persone costrette ad abbandonare le loro case, le loro occupazioni, la loro terra segnata dal sacrificio del lavoro di anni. Le foibe rappresentano una tragedia di dimensioni immense che ha inciso sulla geografia umana delle terre giuliano-dalmate. Per decenni, il dramma complessivo vissuto dalle genti della Venezia-Giulia non è stato adeguatamente rappresentato e ne doverosamente inserito nella memoria della società e nella storia del Paese. Per lungo tempo di questa vicenda si è parlato solo a Trieste e nelle comunità dei profughi. Da poco, invece, si è compreso che essa è un capitolo importante della nostra storia nazionale. Oggi molti studiosi stanno cercando ancora di fare chiarezza sulle ragioni di questo silenzio.Si interrogano sul perché, e sul come, l'Italia democratica e repubblicana non si sia preoccupata per lungo tempo di tanti suoi figli. L'argomento non era, forse, ‘politicamente corretto’. Meglio dunque ignorarlo. I nomi non erano degni di una corona di fiori. Caduto il Muro di Berlino, e con gli assetti internazionali mutati, sono venuti meno i molti condizionamenti ideologici che hanno così a lungo pesato nei giudizi sul passato recente. Parlare oggi di ‘foibe’ e di ‘esodo’, analizzare il contesto nel quale i fatti sono maturati e capire le ragioni del silenzio può essere d'aiuto.Per rafforzare in tutti noi il senso d'identità e di appartenenza alla nostra Italia. Oggi nessuno storico nega che sia avvenuto questo ‘olocausto’. Oggi è l'Europa che può e deve liberarci da un passato del quale siamo stati troppo a lungo prigionieri. Purché ci resti sempre di ‘monito’ la coscienza che la tragedia degli italiani martiri delle foibe fermentò dalla piaga dei nazionalismi, della gretta visione particolare, del disprezzo dell'altro, della transazione acritica dell'identità etnica o storica. Oggi finalmente si può affermare che gli steccati sono cominciati a cadere”.

    Condividi l'articolo su: