“Il Consiglio Regionale tenutosi ieri rappresenta plasticamente l’impotenza e, per certi versi, l’approssimazione quando ci si approccia al tema petrolio. Una mistificazione della realtà e lo snocciolamento di dati contraddittori accompagnata a millanterie su quanto accadrà nelle prossime settimane”. Lo afferma in una nota Maria Murante di Sel Basilicata.
“Abbiamo già atteso di verificare il testo del Decreto “Sbloccaitalia”, ora dovremmo attendere di verificare le modifiche al decreto in sede di conversione. Domanda: ma se queste modifiche sono state già concordate da Pittella con il Governo perché si dovrebbero chiamare tutti i parlamentari alla battaglia per la conversione? Il gladiatore dice che non ci saranno nuove estrazioni in terraferma e quelle in mare, visto che “ha fiducia” nel suo segretario nazionale, Matteo Renzi, si faranno a confine con le acque territoriali della Croazia. Perché, allora, dovrebbe essere modificato lo “Sbloccaitalia”? In verità – continua – tale decreto rende più disagevole la possibilità dell’intesa tra Governo e Regione accentrando la competenza per tutto il procedimento unico autorizzativo a livello nazionale. Mentre il via libera a nuove società e nuove estrazioni è stato già dato con decreto ministeriale a valle di un altro famigerato decreto, il “crescitalia” (art.16), del Governo Monti, con cui sono state ridotte le risorse per la Basilicata. Le risorse, ci rassicura Pittella, verranno ripristinate in sede di conversione dello “Sbloccaitalia” mentre tirare fuori da tale testo di legge le competenze autorizzative ci renderebbe indenni da ulteriori estrazioni. Il gladiatore dimentica che nella conferenza Stato Regioni di inizio anno ha dato il via libera alla riforma del Titolo V e poi ha chiamato il Consiglio Regionale a ratificare le sue scelte. Quanto allo sblocco delle royalties dal patto di stabilità, va detto che tale discorso dovrebbe essere tenuto slegato da ogni discussione con il Governo in tema di petrolio. Tutti i dati offerti da Pittella circa la bontà e la “legittimità” di tale opzione non vanno discussi assieme al destino della nostra terra sugli idrocarburi. Basta annunci. La vicina Puglia nel 2012 ha sforato per 500 milioni di euro il patto di stabilità senza leggi regionali e senza accordi con il Governo nazionale, come atto di ribellione.Tutto il resto sono chiacchiere. Non temiamo di essere considerati “menagrami” o “disfattisti”. Per poter avviare una trattativa con il Governo e ridiscutere gli accordi del 1998 e quelli del 2006 occorrerebbe dire basta alle estrazioni. Occorre appropriarsi di una funzione e di un ruolo innanzitutto politici. Innanzitutto riconoscere che le conseguenze disastrose, non del PIL, ma della drammaticità della condizione della società lucana sul piano della occupazione e della povertà oltre, che della emigrazione, sono direttamente proporzionali e legate alla vicenda petrolifera degli ultimi vent’anni. In Basilicata lo “sviluppo risulta rallentato o impedito dalle difficoltà derivanti dall’insediamento degli impianti di estrazione di idrocarburi, spesso in competizione con altre attività di sfruttamento del territorio (leggasi vocazione enogastronomia e turistica, ndr), generalmente di minore valore economico ma fortemente radicate e che generano occupazione”. Sono le parole del Decreto “crescitalia” di Monti, non le nostre di Sel, che dovrebbero far meditare sulle ricadute generalizzate delle estrazioni.In verità – continua ancora – la vicenda petrolio rimanda alla “questione morale” di cui diciamo da anni. Non alle grottesche vicende degli scontrini ci riferiamo bensì all’intreccio perverso tra l’economia e la politica e alla gestione delle risorse, non solo economiche, degli ultimi vent’anni. Noi richiamiamo tutti alla responsabilità. Non di facciata, non a un indistinto “volemose bene”. Ma all’approvazione di norme e di scelte chiare. Tutta la discussione in Consiglio regionale, ma anche in Italia, rischia di apparire avulsa dal contesto mondiale. Nel mentre all’ONU si discute sulla necessità e urgenza delle riduzioni di dipendenza dal fossile per divenire in tempi brevi carbon neutral, in Basilicata discutiamo di questione che non di regionalismo trattano bensì del più becero provincialismo”.
BAS 05