Per il presidente della seconda Commissione dopo l’istituzione delle Aree Programma il passo successivo da compiere verso un vero riassetto istituzionale “è quello delle Unioni dei Comuni montani, come previsto dall’art. 44 della Costituzione”
“La prima Conferenza programmatica Anci della Montagna che si svolge a Roma conferma la giustezza della strategia della Regione Basilicata di soppressione delle 14 Comunità Montane sostituendole con 7 Aree Programma ma al tempo stesso ci sollecita a completare il processo di governance locale tanto più importante nelle zone montane e purtroppo ancora marginali rispetto ai programmi di sviluppo”. A sostenerlo è il presidente della seconda Commissione del Consiglio regionale (Bilancio – Programmazione) Antonio Autilio (Idv) per il quale il “passo successivo da compiere verso un vero riassetto istituzionale è quello delle Unioni dei Comuni montani, come previsto dall’art. 44 della Costituzione e come dobbiamo prevedere in maniera più puntuale ed efficace con il nuovo Statuto Regionale, per garantire uguali condizioni di vita e di servizi alle comunità locali e superare le gravissime difficoltà finanziarie dei micro – comuni montani”.
“L’obiettivo prioritario specie per tamponare il progressivo spopolamento dei centri montani, che da noi sono circa l’80% del totale – afferma ancora Autilio -, è quello di costruire modalità di gestione associata che siano in grado di semplificare e di razionalizzare la spesa, ma anche di garantire a quei territori e ai cittadini comunità, servizi e possibilità di sviluppo, altrimenti il rischio che si corre è quello dell’abbandono con costi pesanti per tutto il Paese. Di qui l’esigenza di rivedere ed ammodernare il Programma di Coesione con il quale la Regione ha erogato contributi straordinari, molto limitati, a comuni sino a mille abitanti e successivamente allargando la platea ai Comuni sino a 3 mila abitanti”.
“Oggi, come sottolinea Anci della Montagna, la sfida sta nella capacità di sfruttare le limitate risorse della montagna che di fatto è serbatoio della green economy e della nuova economia del Paese. Per farlo è necessario stabilire quale è la nuova governance dei beni della collettività. In questo contesto – conclude Autilio – le risorse naturali, a partire dall’acqua, l’ambiente, il patrimonio forestale, i giacimenti culturali e paesistici non possono però essere gestiti con logiche finanziarie vecchie, le stesse che hanno prodotto la fuga dalle aree montane. I beni comuni della montagna sono oggi i pilastri della nuova vita associata e la loro gestione intelligente può impedire il collasso sociale”.