“Le dichiarazioni espresse dalla Commissione Europea sull'importanza di promuovere attività imprenditoriali sostenibili per rilanciare lo sviluppo e l'occupazione sono chiare. Un approccio responsabile al mercato equivale a una crescita economica solidale ed inclusiva”. Commenta così, Vilma Mazzocco, dirigente nazionale Api, la Comunicazione del 25 ottobre “Social Business Initiative” da parte dell'Ue, contenente il pacchetto di misure per lo sviluppo dell’impresa sociale.
“L'imprenditoria sociale è uno dei potenziali spesso inutilizzati nel nostro mercato unico – continua la Mazzocco. Rappresenta un buon esempio di approccio ad un'impresa che sia responsabile e che contribuisca, nel contempo, alla crescita e all'occupazione. L’attuale crisi congiunturale ha messo ancor più in evidenza la necessità di promuovere questa particolare forma di impresa, che già oggi conta su un numero importante di organizzazioni produttive con una prospettiva di ulteriore sviluppo. Le statistiche evidenziano, infatti, trend positivi sia sul fronte del numero di realtà operative che del saldo occupazionale, delineando un settore caratterizzato da dinamicità e capacità di innovazione. Del resto, stiamo parlando di oltre 11 milioni di occupati, ovvero il 6% del totale dell'occupazione del continente”.
“L’economia sociale ha le carte in regola per contribuire a dare risposte concrete alla crescente “questione sociale” – che oggi è ancora e soprattutto meridionale – a patto di immettere “dosi” maggiori di imprenditorialità con cui andare alla ricerca di nuovi spazi di mercato. La crisi economica pone, infatti, l’impresa sociale davanti a sfide inedite, sfide manageriali e, probabilmente, sfide di diversificazione. Si aprono nuovi spazi per operare non solo nell’assistenza e nei servizi alla persona, ma anche nella cultura, nel turismo, nella promozione del territorio. Per affrontare queste sfide è necessario un “supplemento di imprenditorialità”, indispensabile per collocarsi in uno scenario nuovo, in cui necessariamente si dovrà fare meno affidamento sulla dipendenza dal settore pubblico, le cui risorse saranno sempre più ridotte, mentre crescerà la domanda di servizi e beni a forte contenuto sociale e civile
“Il capitale sociale – continua la Mazzocco – inteso come insieme di reti di relazioni fiduciarie, di senso civico, efficienza istituzionale e cultura della legalità, nasce in quello spazio intermedio tra famiglia e Stato. Uno spazio rarefatto, in cui si evidenzia disgregazione sociale e in cui nasce e si alimenta l’illegalità diffusa e la cultura del non rispetto delle regole.
L’impresa sociale, in tal senso, può non solo colmare il deficit di produzione di servizi, ma divenire applicazione concreta del principio di sussidiarietà nello stimolare la cittadina ad autoorganizzarsi per produrre e offrire servizi, trasmettendo una cultura del “fare” e non del “chiedere”.
“Le imprese sociali – conclude la dirigente ApI – sono realtà molto produttive e competitive, grazie all’elevato livello di motivazione personale dei loro operatori ed importante che anche la Commissione Europea riconosca agli attori dell’economia sociale la capacità di produrre innovazione sociale, inclusione e ricerca di soluzioni originali e sostenibili ai bisogni dei cittadini. Il documento della Commissione lancia un vero e proprio piano d’azione per lo sviluppo dell’impresa sociale in Europa nei prossimi anni. Le imprese sociali potranno fare al meglio la loro parte all’interno dello sviluppo dell’economia sociale di mercato se l’Europa sarà in grado di migliorare l’accesso al credito ed ai finanziamenti privati e se farà in modo che la normativa comunitaria su appalti pubblici e aiuti di Stato non ostacoli ma promuova l’azione di questi soggetti”.
BAS 05