“Se i giovani non trovano lavoro L’Italia è finita” è stata questa una affermazione che il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha espresso qualche settimana fa a Monfalcone ed è quello del lavoro un tema sul quale ritorna in ogni occasione.
E’ senza dubbio – dichiara in una nota il consigliere comunale del Pd di Matera Angelo Cotugno – una affermazione molto forte fatta dopo innumerevoli richiami alla necessità di dare risposte occupazionali ai giovani ed ai numerosi disoccupati.
L’affermazione del presidente esplicita e fotografa la sequenza dei numeri che periodicamente ci vengono proposti a seguito delle indagini condotte nel paese.
La cosa se è vera, come credo sia vera, per l’Italia, è ancora più “drammaticamente” vera per il sud e per la nostra regione.
Un giovane su due è inoccupato e purtroppo la notizia non fa più notizia. Il tasso di occupazione nel mezzogiorno è al 42%, quello di disoccupazione è al 19,7% mentre il tasso di mancata partecipazione sfiora il 40%.
La Basilicata è nella media delle percentuali riferite al mezzogiorno. Per stare all’allarme lanciato dal Presidente della Repubblica se non si inverte immediatamente la tendenza – è finita-.
La mancanza di lavoro porta con sè una serie di altre drammatiche condizioni che rendono lo scenario ulteriormente complesso. La gran parte dei comuni lucani è a rischio spopolamento. E’ ripreso il fenomeno della emigrazione; L’ascensore sociale è fermo; La povertà è in costante aumento; Il sistema produttivo, compresa l’agricoltura è in crisi;
Formazione, innovazione, ricerca e sistema universitario non sono in grado di reggere la sfida.
Fatta la foto, che rappresenta una drammaticità diffusa, rimane la domanda su cosa fare per evitare il disastro.
Voglio volutamente evitare di ripercorrere valutazioni, cause, inadempienze ed eventuali responsabilità che in troppe occasioni abbiamo provato a descrivere.
La complessità del fenomeno ci porterebbe ancora una volta a far prevalere le ragioni o la responsabilità sulla crisi mondiale, sui condizionamenti determinati dalla globalizzazione, sulla nostra inadeguata rete infrastrutturale, sulla dimensione, piccola, delle nostre imprese, sul deficit formativo, sul peso della burocrazia, sulla classe dirigente non sempre all’altezza, sull’invadenza della politica e cosi ad andare avanti con un elenco di fattori che potrebbe essere infinito.
In molti però continuano a porci ed a porsi la solita domanda : come è possibile che una regione così piccola, che ha pochi abitanti e che è straordinariamente ricca : ambiente, acqua e petrolio; è così povera ? Come è possibile che nonostante la cospicua dotazione finanziaria la nostra capacità di spesa non corrisponde al bisogno di realizzare opere, di completarle e renderle fruibili ?
Ecco noi abbiamo il dovere di rispondere ai bisogni dei lucani e allo stesso tempo ed allo stesso tempo fare in modo che la ricchezza del nostro territorio possa essere fattore di sviluppo e non di colonizzazione. La priorità è il LAVORO. Il lavoro, l’occupazione, la consapevolezza di una prospettiva e di un futuro migliore potranno contribuire a migliorare le condizioni generali della nostra regione. Gli strumenti utilizzati fino ad ora non hanno dato risultati tangibili : a poco sono serviti i bandi per i processi di reindustrializzazione, a nulla le politiche “attive” per il lavoro, ininfluenti gli interventi in agricoltura ed anche il terziario o il turismo in particolare non ha contribuito a modificare la condizione di declino. Dopo la pausa estiva, mentre si enfatizzeranno i dati positivi sulle presenze turistiche, anche in controtendenza con il paese, occorrerà tracciare una strategia per creare occupazione. Non abbiamo molte scelte. Molte delle risorse finanziarie sono allocate a sostenere il nostro fragile sistema : dalla sanità, alla università, alla tutela dell’ambiente; altre cospicue risorse contribuiscono a sostenere le famiglie lucane massacrate dalla povertà".
BAS 05