"Il voto del 4 marzo non è un incidente di percorso ed è palese come nella nostra regione da tempo si sia consumato il dramma della lacerazione del rapporto del PD coi cittadini. Il PD nei nostri comuni di provincia non c’è, non è personificato, ma neanche campeggia, è lontano da tutto e da tutti. Se vogliamo approfittare di questa imponente battuta d’arresto dei consensi del nostro Partito in regione partiamo da una ammissione che riguarda tutti. E’ arrivato il momento di agire. Siamo un grande partito, una grande storia.
Vantiamo un manifesto di principi costitutivi che ha la grande dignità di viatico per la ripartenza. In politica nulla è definitivo, tutto si rigenera. Riparta il PD lucano “unito” dai territori, riparta dai circoli, dal confronto, dall’ascolto.
E’ dunque necessario ricompattarsi e l’appello all’unità non rimanga mera retorica. Ripongano le minoranze l’ascia di guerra, cessino le speculazioni mediatiche. E’ innegabile che quando è giunto il momento di dimostrarci compatti perché ormai la crisi del socialismo mondiale ci stava corrodendo, pulsioni di orgoglio hanno spinto verso le scissioni, preferendo la peregrina via dei dissidi interni "per giusta causa". Ci siamo sistemati su un vassoio di buona argenteria servendoci come pasto a chi era già pronto da tempo a speculare su principi ai quali noi non avremmo mai potuto rinunciare. Faccio un appello agli amici e compagni che credono ancora in questo progetto. Ma non sarebbe più opportuno procedere nelle varie direzioni e assemblee ed evitare questo siparietto triste della "presa di posizione pubblica e a tutti i costi"? Questa non è forse tracotanza al pari? È questo forse fare l'interesse generale del Partito cui ci si sente di appartenere? Possiamo per una volta e in questo difficile momento per il Partito, mettere da parte le spinte personalistiche e il desiderio di rivalsa? Non è forse arrivato il momento di rispettare un elettorato dimesso e fiaccato da dissidi e lacerazioni interne?
In direzione lo scorso 16 marzo si è tenuto un ottimo dibattito, dura è stata la relazione del segretario Polese, forte autocritica e scelte, che si sono in quella sede ritenute ormai imprescindibili, sono state votate all’unanimità. Compresa la decisione sulla giunta De Luca. Oggi scopro, dalla Celi, che collegialità e scelta opportuna e condivisa celavano il riverbero del “mobbing politico”. Siamo alla follia. A questo punto mi auguro che tutto il nostro partito riparta coltivando la coscienza politica e il sentimento di appartenenza delle generazioni che hanno intenzione di investire in questo progetto e mai più nulla sia lasciato al caso". Lo dichiara in una nota Antonella Marinelli, componente della Direzione regionale del Partito democratico.