Esclusione dal patto di stabilità dei pagamenti per interventi in opere pubbliche e infrastrutture. Mettere in condizioni le Regioni e gli enti locali di programmare ed eseguire investimenti mirati. Creare occupazione buona e stabile che sia considerata un parametro su cui si misura l’efficacia dell’azione di governo a livello nazionale e locale. Per Cgil, Cisl e Uil di Basilicata sono questi i tre interventi strutturali necessari per un’azione economica di emergenza. E’ quanto emerso da un’assemblea generale regionale che i sindacati oggi hanno tenuto a Potenza nell’ambito delle iniziative programmate in tutta Italia per il lavoro e contro la legge di stabilità. “Nonostante piccoli segnali positivi figli della mobilitazione unitaria di Cgil, Cisl e Uil (l’emendamento sulla rivalutazione delle pensioni, le risorse rintracciate per far fronte alla questione esodati, per ulteriori 20.000 persone) – hanno affermato i segretari generali regionali Alessando Genovesi, Nino Falotico e Carmine Vaccaro – non è possibile dichiarare soddisfacenti questi interventi”.
“C’è bisogno di governare anche le emergenze, a partire dal decreto che, di fatto, a partire dal 2014, esclude dagli ammortizzatori sociali tutti i lavoratori che ne beneficiano da più di tre anni (in pratica quasi tutta la platea meridionale). Per questo motivo – hanno aggiunto Genovesi, Falotico e Vaccaro – chiediamo all’ex presidente de Filippo e al neo presidente della Regione Basilicata Marcello Pittella, così come altri presidenti di Regioni, di fare un appello esplicito al ministero dichiarando di non condividere il decreto che taglia e riduce la copertura degli ammortizzatori, stabilendo una copertura di massimo 8 mesi per il 2014 e 6 mesi per il 2015 ed il 2016, come se la crisi fosse finita e il Paese fosse già in ripresa.
A questo va aggiunta la modifica al decreto che riduce di 850 milioni la bolletta energetica e che introduce i minibond per le Pmi”.
Secondo stime “nel corso del 2012, circa 50 mila lucani sono stati coinvolti da programmi d’intervento sociale per un costo che si aggira sui 100 milioni di euro. L'ammontare della spesa, e gli impercettibili risultati sui principali indicatori del mercato del lavoro, testimoniano l'inadeguatezza delle misure e degli interventi ordinari per risollevare il mercato del lavoro lucano e colmare le disuguaglianze sociali ed evidenziano, allo stesso tempo, la necessità di adottare – hanno concluso – misure strutturali straordinarie che impieghino in maniera più efficace le risorse disponibili, razionalizzando la spesa ed eliminando i troppi sprechi che si annidano nei bilancio pubblici; risorse che nel prossimo ciclo di programmazione 2014-2020 dovrebbero ammontare a circa 200 milioni di euro annui”.
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