“La Regione Basilicata, al fine di raggiungere gli obiettivi di salvaguardia, di protezione, di tutela, di promozione e di conservazione dell’habitat rupestre istituì il Parco archeologico storico naturale delle chiese rupestri del materano”. Lo dichiara in un comunicato il consigliere comunale di Matera Michele Lamacchia (Psi).
“Un’area incastonata a ridosso della Città dei Sassi – prosegue – caratterizzata da emergenze archeologiche che si perdono nella notte dei tempi che vede la presenza di insediamenti rupestri di valore inestimabile.
Gente che con sacrificio ha vissuto e operato nella consapevolezza che proteggendo e controllando l’habitat, contenendo la proliferazione di determinate specie animali, adottando tecniche agronomiche antiche e oggi riconosciute ampiamente dalla scienza agronomica. Questo equilibrio oggi viene messo a dura prova da un ambientalismo sordo e cieco, da una burocrazia snervante e deleteria, da una lettura aberrante di regolamenti scritti senza una adeguata concertazione con il mondo agricolo che deve essere il primo beneficiario della istituzione del Parco.
E’ indispensabile – sottolinea il consigliere comunale – che coloro che per millenni hanno preservato questo habitat abbiano voce in capitolo nell’ambito del Consiglio direttivo dell’Ente affinché le decisioni da adottare in termini di scelte strategiche non siano avulse dalla realtà.
Il Consiglio di Amministrazione del Parco delle Chiese Rupestri – continua Lamacchia – deve vedere la presenza di rappresentanti degli agricoltori proprietari, che oggi a causa di una legge istitutiva ormai datata e lontana dalla realtà è rappresentato esclusivamente da ambientalisti e sedicenti tali.
Meraviglia molto – conclude il consigliere del Psi – che gli agricoltori proprietari non si coalizzano in Associazioni e che le Organizzazioni Professionali rimangano mute e distratte permettendo a coloro che non rischiano nulla di decidere, senza nessuna concertazione, delle sorti delle proprietà private di agricoltori che fanno della coltivazioni dei propri fondi il sostentamento economico familiare”.
Cs-bas