Interruzione gravidanza, interrogazione Romaniello

Il consigliere del Gruppo misto chiede di “garantire l’applicazione della legge 194/78 in Basilicata”

Il consigliere regionale del Gruppo misto Giannino Romaniello ha presentato una interrogazione al presidente Pittella e all&rsquo;assessore alla salute Franconi in relazione alla applicazione, in Basilicata, della Legge 194/78, che garantisce alle donne il diritto all&rsquo;interruzione volontaria di gravidanza.<br /><br />Romaniello chiede di sapere &ldquo;quanti sono i medici, in termini assoluti e percentuali per singola struttura ospedaliera regionale, che garantiscono l&rsquo;applicazione della Legge 194 e se, tali numeri, sono sufficienti ad assicurare l&rsquo;applicazione della legge, quali sono le misure che la regione intende mettere in atto per garantire alle donne lucane l&rsquo;esercizio del diritto alla interruzione volontaria di gravidanza, assicurando alle stesse un trattamento umano e non discriminatorio consono ad un paese civile e&nbsp; se si &egrave; presa in considerazione l&rsquo;opportunit&agrave; di attivare un sistema organizzativo che preveda eventuali convenzioni in modo da garantire l&rsquo;applicazione della legge 194&rdquo;.<br /><br />Il consigliere del Gruppo misto mette in evidenza come &ldquo;la media nazionale dei medici obiettori di coscienza, in relazione all&rsquo;interruzione volontaria di gravidanza prevista dalla Legge194/78, sia pari a circa l&rsquo;80 per cento, dato che rende di fatto difficile, ed in alcune regioni quasi impossibile, il diritto all&#39;interruzione di gravidanza libero e gratuito&rdquo;.<br /><br />&ldquo;Uno dei dati pi&ugrave; preoccupanti e vergognosi della classifica degli obiettori di coscienza &ndash; aggiunge – &egrave; detenuto proprio dalla regione Basilicata che, con una percentuale del 90,2 per cento, &egrave; seconda solo al Molise (93,3 per cento), seguite dalla Sicilia (87,6 per cento), dalla Puglia (86,1 per cento), dalla Campania (81,8 per cento), dal Lazio e Abruzzo (80,7 per cento). I pochi medici che adempiono al loro dovere subiscono uno stress lavorativo notevole e una discriminazione di fatto, dovendo in pochissimi assicurare un fondamentale diritto per le donne, tanto che, lo scorso aprile, nell&rsquo;accogliere un ricorso presentato dalla Cgil, il Consiglio d&rsquo;Europa ha affermato che &lsquo;questi sanitari sono vittime di diversi tipi di svantaggi lavorativi diretti e indiretti che emergono semplicemente dal fatto che certi medici forniscono servizi di aborto nel rispetto della legge&rsquo;, svantaggi che portano ad un ulteriore aumento del numero degli &lsquo;obiettori&rsquo;&rdquo;.<br /><br />Romaniello sottolinea, inoltre, che &ldquo;lo scorso 15 gennaio il Consiglio dei ministri, nel depenalizzare una serie di reati in materia di aborto clandestino, ha introdotto una super sanzione che aumenta fino a 200 volte – da 50 euro fino a 5-10 mila euro – la cifra che una donna dovrebbe sborsare in caso di interruzione volontaria di gravidanza non avvenuta nei termini stabiliti dalla Legge 194, ovvero entro i tempi stabiliti e in strutture idonee, creando cos&igrave; un paradosso: da una parte la mancanza di medici che applicano la legge 194 rende difficile l&rsquo;interruzione volontaria di gravidanza nelle strutture pubbliche; dall&rsquo;altra si va a penalizzare proprio chi &egrave; vittima dell&rsquo;inefficienza del sistema che non garantisce una corretta applicazione della legge&rdquo;.<br /><br />&ldquo;Da quanto premesso &ndash; aggiunge -&nbsp; emerge con evidenza che il fenomeno dei cosiddetti &lsquo;obiettori di coscienza&rsquo; rende di fatto di difficile applicazione l&rsquo;esercizio di un diritto di civilt&agrave;, quale quello della interruzione volontaria della gravidanza, garantito dalla legge e che, in particolare nella nostra regione, tale diritto &egrave; particolarmente a rischio, considerando le altissime percentuali di &lsquo;obiezione&rsquo;&rdquo;.<br /><br />L.C.<br />

    Condividi l'articolo su: