Immigrati, Romaniello: ipocrita provvedimento Governo

Il capogruppo di Sel in Consiglio regionale annuncia la presentazione di una mozione nella prossima riunione dell’Assemblea

“Domani (lunedì mattina) di buon’ora sapremo quanti titolari di impresa della nostra regione sono stati fortunati ad assicurarsi uno dei 98mila permessi di soggiorno (86.580 nuovi ingressi e 11.500 conversioni di permessi di soggiorno) previsti dall'ultimo decreto flussi del governo attraverso il ‘click day’, la procedura telematica messa a punto dal Viminale. Siamo di fronte all’ennesima ipocrisia del Governo”. E’ il commento del presidente del gruppo consiliare di Sinistra Ecologia e Libertà in Consiglio regionale, Giannino Romaniello.

“Un atto non solo ipocrita ma – aggiunge – politicamente scorretto perché non tiene conto dei dati diffusi nei giorni scorsi dalla Cgil, Fillea e Flai, sul caporalato che ci danno il segno di un fenomeno che nel Paese e anche nella nostra regione sta assumendo dimensioni preoccupanti. Un fenomeno che colpisce soprattutto le fasce sociali più deboli e i lavoratori senza diritti e tra questi, in prima fila ci sono gli immigrati che per regolarizzarsi possono aspirare solo alla fortuna del ‘mouse veloce’ del loro datore di lavoro”.

Nel sostenere con convinzione la campagna “Stopcaporalato”, promossa dai sindacati e annunciare la presentazione in Consiglio regionale una mozione che impegni la Giunta a farsi promotrice di iniziative di contrasto del fenomeno e ad avviare con il Governo un confronto su questo tema, Romaniello aggiunge che “il ‘click day’ coincide con le forti proteste popolari in Egitto, dopo quelle di Tunisia, Algeria e Albania, i Paesi dai quali provengono la maggior parte degli immigrati in Italia con la speranza di un futuro che li sottragga alla fame e alla miseria. Al di là di ogni retorica facile, oggi dovremo anche noi sentirci albanesi, tunisini o egiziani, riconoscendo che forse da quelle città dell’Egitto in fiamme sta partendo un messaggio, un invito anche verso l’altra sponda del Mediterraneo. Nel loro Nord, dove i giovani maghrebini vengono lasciati languire in una banlieu, in un centro di identificazione ed espulsione, ammanettati in un aereo charter, o a sudare dietro un forno a legna. E dove noi, cittadini di un’Europa e di un Paese in crisi di identità stiamo vivendo, fin troppo passivamente, gli effetti di una crisi politica, culturale ed economica senza precedenti”.

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