I reflui della depurazione utilizzati per irrigare

Il presidente di Al ha illustrato i risultati di una sperimentazione condotta con l’Unibas

“Un valido sistema per l’economia dell’acqua potrebbe essere costituito dal riutilizzo delle acque derivanti da impianti di trattamento di reflui. Il loro impiego in agricoltura potrebbe rendere disponibili per il settore civile ingenti quantitativi di acqua”. Lo ha affermato il presidente di Acquedotto Lucano, Rosa Gentile, nel corso del suo intervento al convegno sulla nuova politica agricola comunitaria.

“I depuratori, che sono presenti in numero considerevole sul territorio della nostra regione (gli impianti sono in tutto 181) – ha dichiarato Gentile – sono in grado di produrre acqua dalle caratteristiche già accettabili e che sarebbero migliorabili con modesti adeguamenti strutturali degli impianti. In questo modo si eviterebbe lo spreco della risorsa e si potrebbe aumentare la disponibilità idrica in quelle aree irrigate in modo non adeguato”.
“Acquedotto Lucano da tempo – ha aggiunto – ha deciso di supportare una sperimentazione condotta dall’Università della Basilicata che consiste proprio nell’osservazione degli effetti dell’impiego di reflui urbani per l’irrigazione in agricoltura, nella fattispecie di un uliveto nel comune di Ferrandina. I risultati ottenuti da questa sperimentazione sono positivi: la produttività media è quasi triplicata; le produzioni ottenute si sono contraddistinte per le eccellenti caratteristiche merceologiche e hanno dato olio extra-vergine di ottima qualità”.

Secondo il presidente di Acquedotto Lucano, “un altro aspetto estremamente importante è legato al fenomeno dell’erosione: la sperimentazione condotta a Ferrandina sta dimostrando che i fanghi dei depuratori civili migliorano l’assorbimento dell’acqua piovana, controllando l’erosione del suolo”.

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