Giovani Cia: ricambio generazionale con la “Banca della Terra”

“Il ricambio generazionale in agricoltura passa principalmente, seguendo l’esperienza della Regione Toscana, dall’istituzione della ‘Banca della Terra’, una sorta di pubblico registro a cui i giovani agricoltori potranno fare riferimento per affittare o comprare un terreno”.
E’ la conclusione del congresso regionale dell’Agia (Associazione Giovani Imprenditori Agricoli) della Cia Basilicata, secondo cui “lo scarso ricambio generazionale è dovuto innanzitutto all’alto costo della terra che qui può raggiungere anche i 17.000 euro ad ettaro, dagli alti costi di avviamento, dalla scarsa immagine sociale dell’attività agricola, dalla carenza di formazione e di servizi di consulenza adeguati. Tutto ciò – evidenzia l’Agia – mentre nella nostra regione il 10,8% della superficie agricola utilizzabile è costituita da terreni agricoli abbandonati, soprattutto demaniali”.
“Il ricambio generazionale in agricoltura – evidenzia l’associazione – è un passaggio cruciale per l’agricoltura lucana, in quanto l’agricoltura è un patrimonio, oltre che dei prodotti che gli agricoltori creano, fatto di cultura dei territori, di tradizioni e saperi che, molto spesso, non si imparano ma si tramandano di generazione in generazione. In presenza di investimenti, in quote di produzione, nel miglioramento delle aziende, di mutui e prestiti contratti anche a breve periodo, sono evidenti le maggiori difficoltà che possono incontrare i giovani nell’attuale fase economica rispetto al resto del comparto".
“Stiamo assistendo a un fenomeno di rinnovamento del comparto – evidenzia la Cia – mentre i figli degli agricoltori che decidono di portare avanti l’azienda di famiglia si sono ridotti al 61 per cento del totale -rimarca la Cia- una nuova tendenza avvicina al lavoro dei campi giovani laureati o professionisti di altri settori che decidono di mollare tutto e di cambiare vita. Quasi il 45 per cento di questi imprenditori ‘young’ decide di investire in agricoltura dopo esperienze lavorative concluse negativamente nei comparti più vicini alla propria preparazione. Il 33 per cento dichiara di aver scelto l’agricoltura più per la qualità della vita in campagna che per le reali prospettive offerte dal settore. Mentre il restante 22 per cento è stato coinvolto nella scelta da amici e conoscenti, con cui poi ha iniziato l’esperienza lavorativa in azienda. Qualunque sia il motivo di questa scelta, però, un elemento resta fondamentale: in otto casi su dieci sono stati aiutati dalla famiglia nella fase di “start-up” aziendale, per l’acquisto della terra (65 per cento), per i macchinari (45 per cento) e per la burocrazia di partenza (56 per cento). Il che dimostra che nel settore, soprattutto per i giovani, il ‘credit crunch’ è ancora molto forte”.

bas 08

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