"Da uno studio realizzato dal centro studi di Unimpresa emerge che la città di Potenza è tra le 16 grandi città d’Italia nelle quali è in vigore l’aliquota massima per quanto riguarda l’IMU e IRPEF (somma dell’addizionale comunale e regionale)". Lo dichiara in una nota Filippo Gesualdi, presidente comitato tecnico Artigiancassa Basilicata.
"E se questo dato da solo non fosse sufficiente ad esprimere la problematicità – prosegue – basti pensare che nell’anno 2015 una piccola impresa potentina ha pagato in media: 3.422 euro tra IMU e TASI; 3.826 euro di TARI; 3.745 euro di IRAP;8.869 euro di IRPEF ; a cui si aggiungono 406 euro di addizionale regionale e 264 euro di addizionale comunale per un totale di circa 10.220 euro all’anno.
Una impresa artigiana, per il capannone o per il laboratorio nella nostra città, si vede costretta a pagare solo per la TASI e l’IMU il 10 per mille in più, in quanto paragonate a delle vere e proprie seconde case o beni di lusso.
Inoltre, non possiamo sottovalutare il grido di allarme lanciato dalle associazioni dei commercianti ambulanti , che a causa del dissesto finanziario del Comune, si vedono costretti a pagare tasse che raggiungono addirittura il 400 per cento in più, costretti ogni giorno a convivere con un abusivismo commerciale che continua a dilagare sempre più e che andrebbe represso senza ulteriori indugi adottando ogni provvedimento necessario ad iniziare dalla revisione della legge regionale sul Commercio, che spero a breve sarà all’attenzione del Presidente della Terza Commissione Vincenzo Robortella.
Anche le circa 1100 imprese artigiane che operano nella Città di Potenza da sempre settore trainante della nostra economia , non se la passano meglio dei commercianti se si pensa che il nuovo ruolo dei contribuenti fiscali minimi porta a pagare oneri fino a 900 euro annuali in più rispetto alla tassazione ordinaria, composta da IRPEF-Addizionali Comunali-Addizionali Regionali-IRAP.
Paradossalmente , nel mentre le imprese artigiane attive iscritte alla camera di commercio sono aumentate di 16 unità rispetto all’anno 2015, al 31 Dicembre 2016 , si registra la chiusura di circa 72 attività rispetto a 61 nuove iscrizioni .
Molte delle quali hanno cessato l’attività nella nostra città e nel contempo hanno deciso di andare ad investire altrove, dove hanno trovato sicuramente condizioni più favorevoli, dal lato infrastrutturale, una burocrazia più snella, ma soprattutto una fiscalità di vantaggio.
Le cause sicuramente sono dovute anche e soprattutto alle tasse troppo esose che le imprese sono costrette a pagare nella nostra città: oltre alle famiglie sono proprio le piccole imprese soprattutto quelle artigiane in genere a conduzione familiare a pagarne le conseguenze.
La difficoltà che caratterizza l’attuale momento economico non lascia spazio all’ “immobilismo”. I tempi dell’impresa e del mercato non coincidono con i tempi della politica, ma sono i tempi della politica, del governo e della pubblica amministrazione che devono assolutamente coincidere con i tempi dell’impresa".
Bas 05