Il Sud delle partite iva ha due facce con incrementi significativi in Basilicata con (+49,6%), in Molise (+26,7%) e in Sardegna (+13,8%) e altrettante significative flessioni in Calabria (-38%), Puglia (-25,9%), mentre in Campania (-4,2%). Sono segnali di fatto che la crisi resta difficilissima per le Pmi e l’artigianato in generale in tutto il Mezzogiorno dove in troppi casi aprire una partita iva è un tentativo di superare l’inoccupazione, una sorta di valvola di sfogo. E’ quanto sottolinea Rosa Gentile, vice presidente nazionale Confartigianato con delega al Mezzogiorno. Altre tendenze di cui tener conto dal rapporto del MEF riguardano non tanto il commercio, il settore che continua a registrare il maggior numero di aperture di partite Iva (21,7% del totale), seguito dall’agricoltura (15,8%) e dalle attività professionali (12,4%), quanto il calo nei servizi alle imprese (-6,1%) che invece è ancora un bisogno prioritario per chi fa autoimprenditoria. C’è poi la conferma che sono soprattutto i giovani fino a 35 anni i maggiori protagonisti di attività a partita iva con adesione al regime agevolato forfetario.
Il nostro primo impegno di assistenza tecnica al popolo delle partiva Iva – afferma Gentile – è quello di evitare che le nuove attività si riducano a pochi mesi di vita valorizzando la volontà specie dei giovani delle regioni meridionali a non arrendersi e a raccogliere tutte le opportunità specie in termini di incentivi. Un supporto che non si limita alla fase di start-up e che intende seguire tutte le fasi.
Per la vice presidente nazionale di Confartigianato i fattori negativi che segnano la vita delle nuove e vecchie pmi sono innanzitutto il credito con la situazione finanziaria delle nostre aziende, soprattutto quelle di più piccola dimensione e del mondo dell’artigianato, che continua ad essere critica; la burocrazia; i gap infrastrutturale; la tassazione degli Enti Locali e la sicurezza. Un altro grave pregiudizio per le pmi meridionali: la Pa non solo paga con un ritardo che non ha eguali nel resto d’Europa, ma dall’anno scorso salda le fatture senza pagare l’Iva al proprio fornitore. Pertanto, le imprese che lavorano per la Pa, oltre a subire tempi di pagamento irragionevolmente lunghi, scontano anche il mancato incasso dell’Iva che ha peggiorato la grave situazione di liquidità in cui versano da anni moltissime aziende, soprattutto di piccola dimensione. Un dato su tutti: Il Dipartimento delle Finanze ha riferito che nel 2015, l’Iva da split payment (cioè trattenuta dalla Pa) ammonta a 5,8 miliardi di euro. La stessa Amministrazione finanziaria, consapevole di questo problema, ha introdotto delle misure per accelerare il rimborso dell’Iva a credito. Lo split payment, ad esempio, consente la restituzione prioritaria dell’Iva a credito entro tre mesi dalla richiesta. Tuttavia, se si considera che è necessario presentare una istanza per un periodo di tre mensilità, i tempi necessari per il rimborso potrebbero durare anche un anno.