Flovilla (FederAnisap) su “pagella” sanità lucana

“Il risultato della “pagella” sulla sanità lucana che ci consegna l’Istituto Demoskopika attraverso l’IPS, (Indice di Performance Sanitaria), e che ci vede all’ultimo posto tra le regioni italiane per “insoddisfazione” degli utenti, è senza dubbio influenzato – questa volta il termine è più adatto rispetto alla particolare e mediatica classificazione fatta dall’Istituto demoscopico – dall’emigrazione sanitaria che è un fattore che caratterizza tutte le regioni del centro-sud”.
Lo ha dichiarato con una nota Antonio Flovilla, vice presidente nazionale FederAnisap.
“Non scopriamo certamente oggi che l’Italia è tagliata in due con alcuni attrattori d’eccellenza – Lombardia, Emilia Romagna e Veneto, su tutte – dove ci si va a curare e al sud, soprattutto, tanti luoghi da cui si “emigra”.
Ma riteniamo che il sistema sanitario regionale, inteso nella sua interezza di pubblico e privato accreditato, non meriti l’ultimo posto per la presenza di strutture d’eccellenza, al pari di centri lombardi, veneti, ecc., attrattori di una vasta utenza extraregionale,  e comunque possiede tutte le condizioni ed opportunità per migliorare qualità e quantità di prestazioni da offrire all’utenza su tutto il territorio regionale che, in verità, in alcune aree, soffre di “sovrabbondanza” ed in altre invece di carenza.
Per questo le strutture della sanità privata accreditata regionale sono da sempre pronte e disponibili a fare la propria parte per risalire, sia pure con gradualità nel corso degli anni, gli scalini di quella graduatoria, attraverso le proprie caratteristiche di erogatori di servizi e prestazioni improntati al miglioramento continuo della qualità, alla snellezza e velocità del rinnovo del parco tecnologico e l’adeguamento dei servizi in relazione alle mutate necessità  dei cittadini.
Si tratta di fattori determinanti, tra l’altro, per il superamento delle liste di attesa, altro motivo di fuga dei lucani verso altre regioni. Tutto ciò al netto dei casi di sanità privata lucana che hanno guadagnato l’onore della cronaca e che richiedono una  attenta valutazione soprattutto a seguito degli sviluppi dell’attività della magistratura sul cui operato ribadiamo piena fiducia.
Orami il modello di cura lineare – il paziente si rivolge prima al medico di famiglia, poi allo specialista e se ne ha bisogno all’ospedale o casa di cura, ha fatto il suo tempo. Quello a cui bisogna pensare sono i percorsi di cura integrati che puntino a riabilitare il paziente e soprattutto a prevenire l’insorgere di altre patologie.
Perciò occorre ripensare  il ruolo da assegnare al privato accreditato e lo spazio da riservare alla libera iniziativa. L’idea di una sua possibile integrazione a pieno titolo nel sistema pubblico di erogazione dei servizi e prestazioni sanitarie, di un suo possibile coinvolgimento nella riduzione delle liste di attesa e nella indiscussa capacità di agire sul territorio per sopperire alle oggettive carenze del sistema pubblico, deve essere assunta come principale nella riorganizzazione della medicina del territorio.
Sullo sfondo per noi resta il ruolo centrale della sanità distrettuale protagonista della riforma in fieri e  per dare la migliore assistenza al minor costo. Il distretto è fondamentale per garantire continuità di cure nel post ospedaliero, nel governare la zona di confine tra assistenza sanitaria e sostegno sociale, per definire percorsi omogenei di cura, organizzare le cure domiciliari, ridurre le diseguaglianze e assolvere agli impegni sui nuovi Lea.
Il riordino del Sistema Sanitario Regionale non si può limitare ad adeguare l’assetto strutturale ed organizzativo agli standard qualitativi e di sostenibilità economico-finanziaria,  al fine di garantire l’erogazione dei Lea, limitandosi nella sostanza a definire la governance senza interventi concreti sulle questioni aperte.
Bisogna lavorare ad un modello misto: la salute viene garantita in parte dallo Stato e in parte da un grande patto tra le forze sociali, che si impegnano a sostenere le prestazioni, acquisendo un loro ruolo nella governance complessiva della sanità.
Va pensato in tale contesto anche un modello di Sanità privata, che deve essere, come è sempre stato, caratterizzato dalle peculiarità del territorio e dalle dimensioni regionali. Non può essere allineato a realtà nazionali e metropolitane.
La Sanità lucana è sempre stata definita “particolare” e lo deve restare anche nel modello di erogazione dei servizi”.

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