Intervento di Filippo Massaro, Csail
L’allarme lanciato sui social dal dott. Michele Branda sul futuro del reparto di Ginecologia attivo nell’ospedale di Villa d’Agri non può essere sottovalutato mentre, ancora una volta, è il presidente del Consiglio Lacorazza a “brillare” per la solita e retorica idea di un’ennesima conferenza dei sindaci. Avrebbe fatto meglio a tacere sulle sue responsabilità, degli amministratori regionali e dell’ex presidente della Regione e attuale sottosegretario alla Sanità De Filippo. Ci vuole ben altro di una riunione magari presieduta dal sindaco Cantiani per affrontare la questione diventata esplosiva. Né è credibile che sia proprio Lacorazza a chiamare al “coinvolgimento” le comunità locali! La verità è che gli impegni dell’Assessore alla Sanità Flavia Franconi per il potenziamento dell’Ospedale di Villa d’Agri sono fermi alla delibera di inizio anno di un milione e 281 mila euro a favore dell’Asp per l’acquisto di un impianto di risonanza magnetica e di apparecchiatura per esami urodinamici tesla. Come non è più solo un semplice sospetto pensare che si voglia “accontentare” le comunità valligiane con l’istituzione del Centro di Medicina Ambientale che debba sostituire tutti gli altri servizi ospedalieri che fanno della struttura di Villa d’Agri un presidio di salute pubblica per un comprensorio molto vasto per utenza e territorio. Noi l’avevamo già sostenuto quando è stato smantellato il Punto Nascita mettendo in guardia sul fatto che avrebbe rappresentato l’inizio di un “attacco” a reparti, un pezzo alla volta. Per questa ragione, per coerenza e impegno riconosciuti dalla nostra gente, chiamiamo alla mobilitazione popolare tutti i cittadini, le associazioni di categoria con l’obiettivo da perseguire per far diventare realmente Villa d’Agri ospedale del territorio e delle comunità locali al contrario delle gravi inadempienze dell’Assessore Franconi che continua a ignorare i disagi del personale per carenza di organico e strumentazioni. L’ innalzamento dell’età media della popolazione e il conseguente aumento delle patologie croniche e delle patologie cronico – degenerative causano un costante aumento delle domande di assistenza e di prestazioni sanitarie. Questo aumento di richieste porta spesso le strutture sanitarie a fronteggiare situazioni di “overbooking” in cui si generano ricoveri ospedalieri inappropriati e si è costretti a gestire lunghe liste d’attesa per erogare le prestazioni necessarie e urgenti. Da questa situazione nasce l’esigenza di focalizzare l’attenzione per l’integrazione ospedale-territorio e per la continuità della cura che il Piano Sanitario Regionale ha identificato quali principali obiettivi che il sistema sanitario deve raggiungere per garantire la continuità della cura. Gli obiettivi per la realizzazione della continuità della cura sono raggiungibili attraverso un processo di trasformazione che prevede la riorganizzazione di strutture, metodologie, attività operative, logiche ed approcci, che a grandi linee tra l’altro prevedano: riorganizzazioni con il passaggio da una logica prestazionale ad una logica di “presa in carico” ; riorganizzazioni dell’attività clinica-assistenziale per patologie complesse, croniche, anziani, …; riorganizzazione dell’attività clinica-assistenziale in termini di possibilità di contrastare il fenomeno dei ricoveri ripetuti, contenendo inefficienze in termini di spese e costi elevati con conseguente razionalizzazione delle risorse; definizione e realizzazione dei percorsi diagnostico-terapeutico-assistenziali per patologie e situazioni complesse (anziani, alzheimer, ecc). L’Azienda Sanitaria di Potenza deve perciò garantire ai cittadini di sentirsi presi in carico e pensati anche nella fase di riammissione al territorio e nella fase di assistenza domiciliare, che dev’essere percepita altrettanto sicura e con le stesse garanzie dell’assistenza ospedaliera ma collocata in un ambiente protetto e accogliente, adatto ad una lungodegenza o a cure a bassa complessità, in cui giocano un ruolo fondamentale oltre al medico di base anche la famiglia, o chi assiste e si prende cura del paziente. Su questo Villa d’Agri non parte da zero: l’AGENAS (Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali), nello “Screening” di 1200 ospedali italiani, ha segnalato le buone performance dell’Ospedale di Villa d’Agri. Si smentisce il luogo comune che tutti i piccoli ospedali sono da chiudere perché non in grado di garantire qualità di prestazioni e professionalità del personale. Il “modello Villa d’Agri” dimostra tutto l’opposto: ictus, infarto, artroscopia del ginocchio, patologie che grandi e piccole strutture possono fronteggiare.