Filiere di pregio: Ara, replica al consigliere Rosa

“Per il Consigliere Regionale Gianni Rosa l’Ara deve costituire una vera ossessione, considerato che non perde occasione per attaccarne l’attività. Era già accaduto il 16 luglio scorso. Accade ora con le dichiarazioni pubblicate l’8-9-2014 su Basilicatanet e sui quotidiani locali il giorno dopo”. E’ quanto si legge in una nota diffusa dall’Associazione regionale allevatori (Ara), a firma del presidente Palmino Ferramosca – che replica al consigliere Rosa.
“Questa volta – si legge – il pretesto è stato la delibera n. 874/2014 con cui la Regione stanzia, secondo Rosa: “altri 50.000,00 euro, per il tramite dell’ARA, l’Associazione regionale Allevatori, in favore delle -Azioni a sostegno della sicurezza alimentare, tracciabilità e qualità delle produzioni di origine animale”.  Un atto che, secondo lo stesso, sarebbe “uno sperpero di danaro” in quanto “avrebbe dovuto stimolare la formazione di filiere di alcune produzioni di pregio quali la Carne podalica, l’Agnello delle Dolomiti Lucane, il Suino nero lucano e il latte d’asina” senza che ciò sia avvenuto”.
“Non è la prima volta che ci tocca puntualizzare le sue esternazioni scorrette sull’Ara”, afferma l’associazione. “Nel merito, infatti, basta leggere bene la delibera 874/2014 per apprendere che le azioni in questione (che vanno avanti dal 2009) sono tre. La prima (€ 15.000,00) riguarda la “sicurezza alimentare, tracciabilità, etichettatura e qualità della carne Podolica”. La seconda                  (€ 15.000,00) “sicurezza alimentare, tracciabilità, etichettatura e qualità della carne di agnello delle Dolomiti Lucane e di suino nero lucano”. La terza (€ 20.000,00) “promuovere la produzione ed il consumo del latte d’asina”. E che l’ARA è soggetto attuatore solo delle prime due azioni. Con il “latte d’asina” l’ARA non c’entra.
Per le due azioni affidate a questa associazione i “risultati attesi” (implementare il sistema di etichettatura e di qualità, stimolare l’organizzazione della filiera) scritti in delibera sono stati ampiamente conseguiti, con le azioni operative indicate dalla Regione tutte già svolte (come puntualmente rendicontato per  gli anni 2012 e 2013 con atti che sono pubblici) o in corso di svolgimento.
Solo ignorando i fatti (o, peggio, attaccandosi a qualche frase di prassi usata dagli estensori dei deliberati) si può affermare – continua l’associazione – che in Basilicata non esistono le filiere relative  alla Podolica, all’Agnello delle Dolomiti e al Suino nero. Tre prodotti che, grazie al lavoro svolto negli anni scorsi, costituiscono oramai da tempo una eccellenza  dell’agro alimentare lucano con una valenza che va ben oltre l’aspetto produttivo ed economico, poiché rappresentano un riferimento per la nostra cultura e le nostre tradizioni. Ricordiamo giusto qualche dato. 
La Carne Podolica, è etichettata con il marchio “5R” (sinonimo di qualità, di sicurezza e di trasparenza che ha garantito agli allevatori un valore aggiunto) dal Consorzio Produttori Carne Bovina Pregiata delle Razze Italiane (CCBI) secondo il Reg. (CE) 1760/00. Essa proviene da bovini di età compresa tra 10 e 24 mesi, nati e allevati in Basilicata, di razza pura o incroci ottenuti da vacche Podoliche e tori di altre razze da carne. Al 31/12/2013 hanno aderito al circuito CCBI: 205 allevamenti con un totale di oltre 11.500 capi, 105 macellerie,18 ristoranti, 10 mattatoi, 2 laboratori di sezionamento. Attività che costituiscono una filiera regionale organizzata, controllata e appositamente regolata dal Disciplinare di Etichettatura IT003ET approvato dal Ministero, con D.M. del 9 agosto 1999 n.22493.
Il marchio “Agnello delle Dolomiti Lucane” per iniziativa del GAL Basento – Camastra, in collaborazione con il Sistema Allevatori Lucano è stato definito a tutela delle produzioni locali. E al fine di offrire garanzie sull’origine e tracciabilità delle produzioni esso aderisce al marchio nazionale “Italialleva”. Il  marchio è detenuto dalla Cooperativa Edere Lucanum, che riunisce 45 aziende zootecniche  sia della provincia di Potenza che di Matera, che allevano circa 8000 pecore e che nel 2013 ha commercializzato circa 10.000 agnelli. 
Il Suino Nero Lucano (una razza di grande interesse per la biodiversità) era quasi estinto e che oggi grazie a questi interventi è tornato ad essere una realtà. L’obiettivo iniziale è stato quello di incrementarne il numero per ottenere una buona popolazione di base. Quindi sono stati affidati nuclei di 5 femmine e un maschio ad allevatori-custodi, che hanno avuto il compito di farli riprodurre. Ora, scongiurato il pericolo di estinzione, si è avuta una caratterizzazione del tipo autoctono locale, pertanto, si potrà lavorare ad organizzare la produzione e la valorizzazione della carne e dei prodotti derivati. Dai 6 soggetti individuati nel 2001 ed utilizzati per il progetto di recupero e diffusione, oggi ci sono circa 400 femmine destinate alla riproduzione, distribuite in 15 allevamenti.
Dove sarebbe allora lo spreco, considerato che con pochi soldi si realizzano tali cose alquanto utili all’economia regionale? Non è che a costare caro ai lucani comincino ad apparire proprio….le bufale che il consigliere regionale Gianni Rosa produce con questa frequenza?”
bas 02

    Condividi l'articolo su:

    Web TV

    Ultimi pubblicati

    Correlati