“Più che per trame di film è tempo di mantenere gli impegni presi: la scelta di Sophie, di cui parla Marchionne, sugli stabilimenti da sacrificare, e' stata gia' fatta e si chiama Termini Imerese. Credo non ci potesse essere risposta più efficace alle dichiarazioni, ancora una volta preoccupanti, espresse dall’a.d. Fiat Marchionne, di quella che è venuta dal segretario generale della Uilm Rocco Palombella, a caldo della lettura dell’intervista di Marchionne al Corriere della Sera''. E’ quanto evidenzia il segretario generale regionale della Uil della Basilicata Carmine Vaccaro.
“Ma a parte la battuta sulla battuta, in questa delicatissima fase dei mercati auto nazionale ed internazionali, non basta – aggiunge – rinfrescare la memoria del manager della Fiat sulla validità del piano Fabbrica Italia, soprattutto per quanto riguarda investimenti e produzioni previste sul territorio nazionale, ribadita solo il primo febbraio scorso nel primo incontro dell’anno con i sindacati. Volontà che è stata trasformata in un primo impegno concreto con l’assunzione a Pomigliano d’Arco di altri 662 addetti, facendo arrivare gli assunti attualmente in forza a circa 2.000 unità, la metà quindi della forza lavoro che caratterizzerà complessivamente a fine anno l’intero stabilimento campano. In Italia – continua Vaccaro – non ci sono stabilimenti da chiudere perche' sono tutti il fiore all'occhiello per efficienza. Anche perché Pomigliano, Melfi, Cassino hanno ricevuto investimenti notevoli nell'ultimo periodo, e da noi è sempre in una situazione di standby il Progetto del Campus Tecnologico di Melfi per il quale esistono finanziamenti regionali. In proposito non è più tollerabile un atteggiamento di rinvio che pervade istituzione regionale e politica”.
Secondo il segretario della Uil “nonostante le difficoltà del mercato europeo e nazionale, che non abbiamo alcun interesse a minimizzare, si ha la netta percezione delle effettive potenzialità di Fiat ad imporsi sulla concorrenza di settore. Riteniamo che proprio la stipula dell’intesa contrattuale dello scorso mese di dicembre abbia dato un sostanziale impulso alla concreta condivisione di obiettivi. Anche la reazione positiva registrata sui listini
di borsa in generale, e sui titoli della casa torinese in particolare, registrata subito dopo le comunicazioni ad investitori e sindacati è segno di buon auspicio per i giorni a venire”.
Vincenzo Tortorelli Segretario della Uilm ritiene utile in questa fase storica dello stabilimento lucano focalizzare l’azione sindacale sulle “cose da fare e non sulle cose da dire”; la Fiom a Melfi negli ultimi tempi ha smarrito la vera funzione del sindacato. Bisogna abbandonare le aule dei tribunali e le vie legali, perché alla fine non ci sono ne “vinti e ne vincitori”; la storia c’è lo ha insegnato.
Per Vaccaro, inoltre “il futuro della Fiat a Melfi come nel resto del Paese si intreccia sempre più con il serio problema di dare protezione a quei lavoratori che non hanno tutele, e non di ammorbidire – come dichiara l’Ocse – la protezione di chi ha contratti standard. La futura riforma deve avere al centro l’inserimento nel mondo del lavoro di chi è ai margini dello stesso, di chi ha deboli tutele a causa dell’applicazione di contratti fittizi, e di chi non le ha. Ridurre la protezione a chi ha contratti a tempo indeterminato, significherebbe far regredire il nostro sistema di tutele. Viceversa, vi è la necessità di dare a tutti i lavoratori quel giusto mix di tutele e diritti che elimini il dualismo esistente. Attraverso questa riforma occorre, quindi, orientarsi verso forme contrattuali di ingresso fortemente incentivate, volte ad una stabilizzazione del lavoratore e ad una migliore regolazione della buona flessibilità, scoraggiando, invece, quella che fino ad oggi ha prodotto, soprattutto per i giovani, precarietà. La premessa di tutto sarebbe una concreta politica di crescita, sulla quale, però, il Governo, mostra ancora troppa timidezza. In questo ambito – conclude Vaccaro – vanno create tutte le condizioni necessarie per rilanciare con l’impegno di tutti i livelli istituzionali nei tempi più solleciti, gli investimenti infrastrutturali materiali ed immateriali, nei trasporti, nelle reti energetiche, nella manutenzione e difesa del suolo, nell’innovazione, nella ricerca, utilizzando a questo fine tutte le risorse pubbliche disponibili, coinvolgendo le imprese e i capitali privati, sbloccando il patto di stabilità negli Enti Locali per gli investimenti ed ottimizzando l’utilizzo dei Fondi nazionali ed Europei per il Mezzogiorno”.
BAS 05