Fiat, Cillis (Cgil): futuro legato a esportazioni?

“Le indicazioni   che sono venute fuori sul  settore auto a seguito dell’incontro che l’amministratore delegato della Fiat Marchionne ha tenuto con il Presidente del Consiglio Monti destano molte preoccupazioni, soprattutto per il sito Fiat Sata di Melfi,  non soltanto perché di fatto non si è registrato nessun impegno preciso circa il Piano industriale da realizzare nel nostro Paese a salvaguardia dei livelli Occupazionali e produttivi per gli stabilimenti italiani, ma anche perché le poche cose che si conoscono riguardano l’utilizzo della cassa Integrazione e la necessità di aumentare le esportazioni verso gli Stati Uniti”. Ad affermarlo  Giuseppe Cillis dell’Osservatorio Industria della Cgil Basilicata.  “I dati sull’economia della Basilicata diffusi con il  19° rapporto della  Banca d’Italia relativi alla Basilicata indicano una vera e propria situazione di allarme per il settore industriale con un -4,3 per cento ed un aumento del +4,5 per cento della Cassa Integrazione, registrando anche una diminuzione degli Investimenti che proseguirà presumibilmente anche  per il 2012.
Nel 2011 le esportazioni delle imprese lucane sono ulteriormente diminuite  (-3,1 per cento) a fronte di una crescita sostenuta in Italia (11,4 per cento). La flessione è in larga parte attribuibile alle vendite all’estero di autoveicoli (circa 2/3 dell’export regionale) che hanno registrato una riduzione del 5,8 per cento, in controtendenza rispetto all’andamento delle esportazioni di autoveicoli dell’Italia e del Mezzogiorno.
In Italia l’espansione delle esportazioni verso i paesi non appartenenti alla Ue è risultata sostenuta (14,9 per cento), la Basilicata ha beneficiato meno di altre regioni italiane della crescita della domanda proveniente da tali paesi, data la minore rilevanza di questi come mercati di sbocco.
Nel 2011, le esportazioni della Basilicata verso paesi non appartenenti alla Ue hanno rappresentato il 24,7 per cento dell’export regionale, un valore nettamente più basso di quello rilevato in Italia (44 per cento).
Consapevoli che il processo di produzione dell’auto al Sud ha riguardato finora quasi esclusivamente l’assemblaggio dell’autoveicolo e che buona parte delle forniture che interessano gli stabilimenti meridionali della Fiat, l’industria dell’auto e della componentistica sono destinate nel Mezzogiorno a sopravvivere e a rimanere ancorate ad un ruolo puramente ‘manifatturiero’, e fino a quando? Non è forse giunto il momento di aprire una più generale vertenza sulla filiera dell'automotive meridionale che possa gravitare intorno a Melfi?”.

bas 06

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