Fenice, Benedetto: non sprecare il cdr

Per il capogruppo dell’Idv in Consiglio regionale è necessarie una modifica della normativa regionale in materia di smaltimento dei rifiuti per superare la paradossale situazione attuale

“Il blocco dell’attività del termovalorizzatore Fenice è l’occasione per affrontare la questione che ho posto, inascoltato, nelle scorse settimane e che riguarda la destinazione finale del combustibile derivato dai rifiuti (cdr) che si ottiene dagli impianti di incenerimento rifiuti che lo producono. Come è noto il cdr dagli impianti di Sant’Arcangelo e di Venosa sono conferiti a Fenice non perché lo utilizzi con finalità di recupero energetico ma per incenerirlo. E se ciò non bastasse la società Edf che gestisce Fenice viene pagata per questo servizio”. E’ quanto sostiene il presidente del gruppo Idv, Nicola Benedetto, il quale fa notare che “ciò avviene a seguito di differenti delibere assunte dalla Giunta regionale negli anni, come quella più recente, la n.989 del 5 luglio 2011, che prevede che la produzione di cdr (sopravvaglio) o frazione secca della piattaforma integrata per lo smaltimento di rifiuti non pericolosi sita in località ‘La Recisa’ del Comune di Pisticci sia conferito sempre all’inceneritore Fenice per una quantità pari a 24 tonnellate al giorno (9.000 tonnellate all’anno) o come la delibera 486/2010 per la discarica di Lauria. Siamo di fronte ad una situazione paradossale: da una parte sprechiamo una risorsa, perché di questo si tratta, che è richiesta dall’industria e, più di recente, in forma sempre più crescente dai cementifici”.

“Rispetto a quelli per smaltimento di rsu, inoltre – sottolinea il consigliere – gli inceneritori che utilizzano cdr hanno rendimenti termici migliori (dovuti al minore contenuto di inquinanti, frazioni inerti e umidità) e caratteristiche costruttive più vantaggiose, in particolare dimensioni più contenute e sistemi di abbattimento semplificati. Ancora, a richiederlo sono le centrali termoelettriche; impianti per la produzione della calce; impianti siderurgici; impianti di gassificazione; centrali termiche per teleriscaldamento. Dunque è una risorsa che produce ricchezza. Dall’altra parte – continua Benedetto – il sistema così come è stato concepito produce un costo aggiuntivo dovuto alla società di gestione di Fenice alla quale è affidato ‘in appalto’ l’intero ciclo del cdr. Altro che filiera di differenziazione, recupero e riciclo di rifiuti non pericolosi, come si vorrebbe far credere, di fatto, alimentiamo la filiera dello spreco”.

“Si impone, pertanto, – continua l’esponente di Idv – una modifica della normativa regionale in materia di smaltimento dei rifiuti per superare questa situazione paradossale. Basti pensare che la tariffa di conferimento è supposta essere a 100 €/t di ru, pari a 189 €/t di cdr prodotto e Nomisma Energia arriva a calcolare tra costi addizionali in centrale o cementificio, ricavi da produzione elettrica, ricavi da Certificati Verdi nelle centrali, ricavi da certificati bianchi in cementifici, minori costi per minori emissioni Co2, sino a 306 euro a tonnellata il valore della catena del cdr. Solo la messa a punto di un quadro normativo specifico sul cdr permetterà di realizzare i vantaggi economici, energetici ed ambientali associati all’impiego del cdr in cocombustione nelle centrali termoelettriche a carbone e nei cementifici. Lo dimostrano – conclude Benedetto – i recenti successi dell’industria tedesca in materia di fer, supportata da un quadro normativo certo che ha permesso lo sviluppo e l’industrializzazione di un know-how tecnico portando le industrie tedesche a ricoprire la leadership nel settore dell’industria delle fonti di energia rinnovabile”.

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