Federalismo differenziato, approvata una risoluzione

Nel dibattito svolto oggi in Aula ed aperto dalla relazione del presidente dell’Assemblea Mollica, sono intervenuti i consiglieri Lacorazza, Pace, Santarsiero, Polese, Romaniello, Galante, Rosa, Napoli, Perrino e il presidente della Regione Pittella

Il Consiglio regionale ha approvato all&rsquo;unanimit&agrave; una risoluzione proposta da Lacorazza (Pd) che impegna il presidente della Giunta &ldquo;a predisporre, sentiti i Dipartimenti regionali, un documento per settori relativi alle potenzialit&agrave; / opportunit&agrave; del regionalismo differenziato, da inviare alle competenti Commissioni consiliari&rdquo;. Il documento impegna inoltre il presidente del Consiglio regionale &ldquo;a predisporre un calendario delle attivit&agrave; delle Commissioni al fine di avviare un percorso di largo confronto e approfondimento con Upi, Anci, parti sociali, associazioni e rappresentanze del mondo del lavoro e delle imprese; ad avviare un&rsquo;attivit&agrave; di confronto e supporto sul documento di indirizzo in sede di Conferenza dei presidenti delle Assemblee legislative delle Regioni&rdquo;.<br /><br />La risoluzione approvata dall&rsquo;Aula &egrave; arrivata dopo il dibattito sul &ldquo;federalismo differenziato&rdquo; che si &egrave; svolto su richiesta del consigliere Piero Lacorazza. Nel dibattito, aperto da un intervento del presidente dell&rsquo;Assemblea Mollica (vedi notizia dal titolo &ldquo;Federalismo differenziato, Mollica_Regione sia protagonista&rdquo;, pubblicata alle 14,30), lo stesso <strong>Lacorazza (Pd)</strong> ha esortato tutti &ldquo;a far diventare questo ragionamento sul federalismo differenziato patrimonio di tutti, per mettere mano all&rsquo;autonomia. Siamo la Regione del petrolio e dell&rsquo;acqua &ndash; ha aggiunto &ndash;, eppure l&rsquo;83 per cento di laureati che lavora all&rsquo;estero. Senza demagogia e populismo io dico che siamo il fanalino di coda pur in presenza di grandi opportunit&agrave;. Non si tratta di dire &lsquo;Padroni a casa nostra&rsquo; ma di cogliere le opportunit&agrave; esistenti per conquistare maggiore autonomia e decentramento su temi quali il petrolio e la tutela ambientale, mantenendo le intese forti ottenute tra Governo e Regione per raggiungere capacit&agrave; di decisioni autonome in settori prioritari quali occupazione, scuola, governance. L&rsquo;autonomia &egrave; lo spazio di soluzione delle negativit&agrave; regionali per dare risposte al territorio&rdquo;. &ldquo;Nel referendum costituzionale c&rsquo;era tutto l&rsquo;indizio per eliminare il dibattito sulle Regioni&rdquo;. E&rsquo; invece la considerazione del consigliere <strong>Aurelio Pace (Gm)</strong>, secondo il quale &ldquo;ogni discussione sul regionalismo differenziato va sovrapposta al momento storico che noi viviamo, anche quello governativo e nazionale, e il regionalismo non pu&ograve; essere avulso dal nuovo modello di governance&rdquo;. &ldquo;Il tema centrale – ha proseguito – non &egrave; l&rsquo;autonomia ma un modello di governance efficiente. Il regionalismo solidale degli anni 80/90 &egrave; sparito. E&rsquo; opportuno fare di una piccola regione come la nostra, ricca di acqua e petrolio, un modello di autonomia territoriale efficiente&rdquo;. Il consigliere <strong>Vito Santarsiero (Pd)</strong> dopo aver fatto alcune considerazioni sull&rsquo;evoluzione della Costituzione, a partire dal 1948, anno della sua entrata in vigore, passando per le riforme del 2001 sino al referendum costituzionale del 2016, ha parlato di &ldquo;un ritorno al neocentralismo&rdquo;. &ldquo;L&rsquo;autonomia – ha detto – si &egrave; infranta sull&rsquo;incertezza del ruolo degli enti locali. L&rsquo;art.116 della Costituzione ci consente di caratterizzare e tarare quelle specificit&agrave; che servono alla nostra Regione per superare una serie di limiti e di handicap che ci penalizzano. Abbiamo bisogno di politiche di area vasta, di politiche per il Mezzogiorno che ha bisogno di crescere. Noi saremo sempre ci&ograve; che sar&agrave; il Mezzogiorno. E&rsquo; necessaria, pertanto, una visione di sviluppo comune senza rinchiudersi in un recinto&rdquo;.<br /><br />&ldquo;C&rsquo;&egrave; oggi una discrasia fra i cittadini e il modo in cui lo Stato si rapporta ad essi &ndash; ha osservato il consigliere del <strong>Pd Mario Polese</strong> &ndash; c&rsquo;&egrave; una forte spinta alla collegialit&agrave; delle decisioni, alla quale corrisponde per&ograve; una perdita di autorevolezza dei partiti e della politica. Il regionalismo differenziato va tradotto e costruito nel tempo con una traccia chiara: occorre riorganizzare il territorio rispetto alle istanze dei cittadini. Serve quindi una discussione di carattere istituzionale, ma serve anche il ritorno della buona politica. E sarebbe utile affiancare un percorso di riflessione meridionale sulla vicenda del regionalismo differenziato&rdquo;. &ldquo;Possiamo riproporre questo tema fuori dalla nuova fase politica che si apre? Cosa possiamo ricavarne?&rdquo;, si &egrave; chiesto invece il consigliere del <strong>gruppo misto Giannino Romaniello</strong>. Il quale ha aggiunto che &ldquo;siamo in presenza della crisi di rappresentanza dei partiti politici. O tutte le Regioni del Sud sono capaci di porre la questione meridionale oppure non ce la facciamo, perch&eacute; l&rsquo;esperienza dell&rsquo;intervento straordinario ha dimostrato che le classi dirigenti non sono state in grado di utilizzare quell&rsquo;occasione. Non possiamo porre questo problema fuori dal contesto politico e dalla situazione che si &egrave; determinata. Per quanto mi riguarda &ndash; ha aggiunto – cercherei di capire che ne pensa il nuovo governo e partirei dalle competenze che sono state scippate alle Regioni con l&rsquo;articolo 38. Perch&eacute; se andiamo sul terreno delle Regioni del Nord ci predisponiamo al suicidio&rdquo;. &ldquo;Noi non siamo n&eacute; il Veneto n&eacute; la Lombardia n&eacute; l&rsquo;Emilia Romagna&rdquo;. Cos&igrave; il consigliere <strong>Paolo Galante (Ri)</strong> che ha parlato di un &ldquo;dibattito, per quanto interessante, che nasce su un paradosso: non siamo in grado di utilizzare a fondo l&rsquo;offerta di autonomia che gi&agrave; abbiamo&rdquo;. &ldquo;Credo che una questione come questa, in un contesto in cui la nostra macchina organizzativa soffre di una serie importante di lacune e insufficienze e di gravi problemi organizzativi, maggiore autonomia potrebbe rappresentare non un vantaggio ma una sicura difficolt&agrave;. Non liquido il dibattito come una discussione accademica ma &ndash; ha aggiunto – la politica deve governare i processi. Mi piacerebbe che la maggioranza facesse riflessioni pi&ugrave; attente, pi&ugrave; calibrate guardando alle potenzialit&agrave; che ci sono. A come migliorare e utilizzare appieno gli spazi di autonomia che oggi le vengono consegnate&rdquo;.<br /><br />&ldquo;Sfido a trovare un lucano che non rivendichi la titolarit&agrave; di una risorsa come il petrolio&rdquo;, ha detto il consigliere <strong>Gianni Rosa (Lb-Fdi)</strong>. &ldquo;Tutte le forze politiche hanno richiamato il tema dell&rsquo;autonomia &ndash; ha aggiunto – e io sono il primo a sostenere queste cose da anni. Ma dobbiamo fare un ragionamento che vada oltre i momenti elettorali. Abbiamo visto i referendum di Lombardia e Veneto. Fermo restando il rispetto per la norma costituzionale, la questione va affrontata all&rsquo;unisono da tutte le Regioni con lo Stato, altrimenti si possono determinare situazioni paradossali. La battaglia delle singole Regioni porta al fallimento&rdquo;. &ldquo;Quando si parla di autonomia bisogna essere seri prima con noi stessi e poi con gli altri. Parlare di autonomia significa aver fatto bene i compiti a casa, significa aver dato prova di responsabilit&agrave; in termini di gestione delle risorse e di efficienza della struttura amministrativa&rdquo;. Ha esordito cos&igrave; il consigliere <strong>Michele Napoli</strong> secondo il quale &ldquo;la prova data dalla Regione Basilicata nel corso di questi anni non &egrave; stata eccelsa&rdquo;. &ldquo;Le Regioni che hanno avviato il percorso autonomistico &ndash; ha aggiunto – sono tre grandi Regioni che cumulano pi&ugrave; del 40 per cento del prodotto interno lordo nazionale e oltre il 40 per cento dell&rsquo;esportazione nazionale&rdquo;. A parere di Napoli &ldquo;il tema dell&rsquo;autonomia non va approcciato in questi termini ma merita un approfondimento che coinvolga le popolazioni. C&rsquo;&egrave; tanto da fare &ndash; ha concluso – e c&rsquo;&egrave; bisogno di tanta responsabilit&agrave;&rdquo;. &ldquo;Per quanto rivesta un interesse accademico &ndash; ha detto il consigliere <strong>Giovanni Perrino del M5s</strong> -, stiamo assistendo ad un dibattito che va oltre quanto l&rsquo;articolo 116 consente in termini di autonomia. Il punto fondamentale che ci deve far riflettere riguarda proprio la necessit&agrave; di tenere i conti in ordine, a fronte del fardello rappresentato dal pareggio di bilancio inserito nella Costituzione. Queste richieste e spinte verso la maggiore autonomia, soprattutto da parte delle Regioni del Nord, sono legate al fatto che avendo il nostro Paese perso l&rsquo;autonomia di decidere le proprie politiche in sede europea, si vanno ad inasprire i rapporti fra le regioni. E prima di questo dibattito bisogna quindi vedere come affrontare il problema economico nel contesto europeo&rdquo;.<br /><br />Il dibattito &egrave; stato concluso da un intervento del presidente della Regione Marcello Pittella (il resoconto in un comunicato dell&rsquo;Ufficio Stampa della Giunta regionale).&nbsp;

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