Per ridurre il rischio alluvioni e dissesto del suolo e prevenire la dichiarazione dello stato di calamità, come l’ultima da parte del Governo a seguito delle piogge alluvionali che hanno colpito nei mesi di ottobre e novembre 2010 alcuni territori delle Regioni Veneto, Toscana e Basilicata, sono necessari a livello nazionale Accordi di Programma e a livello regionale Patti Territoriali. E’ questa la posizione dell’ Associazione Nazionale Bonifiche Irrigazioni (Anbi) e presentata stamani a Roma nel corso di un convegno al quale ha partecipato il vice presidente nazionale Anbi Donato Distefano.
Gli eventi alluvionali nel solo 2010, dalle prime stime – è stato sottolineato – hanno prodotto danni per oltre 3 miliardi di euro; è stato calcolato che in 40 anni, dal 1950 al 1990, si sono persi 8,5 milioni di ettari di suolo (un consumo medio annuo di 213.349 ettari); nei quindici anni successivi, dal 1990 al 2005 sono stati persi ulteriori 3,6 milioni di ettari (un consumo medio annuo di 244.202 ettari). In totale una superficie pari alla somma di superfici delle regioni Piemonte, Val d’Aosta, Lombardia, Trentino, Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Liguria ed Emilia Romagna.
Tra le proposte presentate dall’Anbi – riferisce il vice presidente nazionale Distefano – un Patto Territoriale tra istituzioni, agricoltori, associazioni ambientaliste per realizzare un piano di manutenzione del territorio. Disboscamento, abusivismo edilizio, cementificazione dei letti dei fiumi e costruzione incontrollata di infrastrutture, sono alcune delle cause alla base dei problemi idrogeologici, ovvero frane, smottamenti, inondazioni. E secondo un sondaggio commissionato dall’Anbi, circa 6 italiani su 10 si sono trovati ''almeno una volta'' a dover affrontare qualche ''disastro legato a fenomeni naturali''. Il 43% della popolazione ha dovuto affrontare alluvioni, esondazioni o frane o, ancora, smottamenti, i cui danni, se non evitati completamente, potevano essere senz'altro limitati con un'opportuna opera di prevenzione e manutenzione.
Il piano proposto per il 2011 – spiega Distefano – contiene 2.519 interventi per una spesa complessiva di 5 miliardi 723 milioni di euro, di cui in Basilicata 27 interventi per 105m ilioni 766 mila euro. Siamo consapevoli dell’entità della spesa ma – continua – è indispensabile individuare soluzioni idonee per il reperimento delle risorse se non vogliamo comunque spendere dieci volte di più nel giro di un triennio solo in termini di danni provocati al territorio e alle attività produttive, per lo più agricole, ed occupazionali. Pertanto, le azioni più urgenti da effettuare sono: sistemazioni idrauliche, regimazione di fossi e corsi d’acqua minori; rifacimento e ammodernamento delle reti di bonifica; realizzazione, adeguamento e rifacimento briglie ed altre opere di bonifica; realizzazione nuovi impianti idrovori; consolidamenti arginali, stabilizzazioni degli alvei e delle sponde.
Il rischio di disastri idrogeologici, rispetto alla zona di residenza, preoccupa quasi la meta' della popolazione italiana che ''richiede a gran voce'' un attento e costante monitoraggio territoriale e un'attivita' di prevenzione. Secondo uno studio del Ministero dell'Ambiente citato dall’Anbi, il 9,8% del territorio nazionale e' interessato da aree ''ad alta criticita' idrogeologica'' che riguardano circa 3 milioni di ettari.
BAS 05