“Il gran «dovere» politico dei cattolici: immischiarsi e ricostruire. Non da soli. E’ la missione che scaturisce dall’ultimo editoriale della Civiltà cattolica di Padre Occhetta impegnato a misurare il grado di cattolicesimo presente nell’azione politica di Matteo Renzi, in quanto, lungi dal formulare un giudizio definitivo, conclude in termini dubitativi così espressi: “Il baricentro a cui punta Renzi è strettamente intrecciato con la radice cattolica; è dunque una ‘radice che nutre’ e non una presenza organizzata che ispira un’azione del mondo cattolico, nonostante permanga un legame profondo della società con la cultura e la tradizione cattolica. Può bastare?”. Per noi la risposta secca, decisa e convinta è negativa”. E’ quanto afferma Giuseppe Potenza, presidente del Comitato Nazionale degli iscritti alla DC 1992-93, sottolineando che “non mancano fermenti ed iniziative nel mondo cattolico. Tra questi c’è Carta Intesa che riunisce un gruppo di associazioni, circoli, istituti di ispirazione cristiana vogliono “mettersi in movimento”, consapevoli della necessità di “ripensare la presenza dei cristiani nella società e nella politica”. Obiettivo: creare strumenti, modalità, idee per superare le divisioni attuali, la crisi di rappresentanza e colmare la distanza tra istituzioni e cittadini. Nel grande fiume carsico del cattolicesimo politico italiano finalmente s’intravedono segnali tendenti a ricomporre la vasta area della galassia di ispirazione popolare e a superare la diaspora del lungo ventennio della seconda repubblica. Ispirati dalle ultime encicliche sociali di papa Benedetto XVI ( Caritas in veritate) e di Papa Francesco (Evangelii Gaudium), comune è la volontà di impegnarsi a tradurre nella città dell’uomo gli orientamenti pastorali da esse indicati. E Papa Francesco nello “storico intervento” da Strasburgo ha invitato i cattolici all’impegno sociale e politico. Assai confusa, tuttavia, è ancora la situazione esistente, non solo e non tanto nella diversa distribuzione delle presenze cattoliche nei vecchi partiti ormai esausti, espressione di una realtà politica in via di convulsa trasformazione, ma anche nello stesso retroterra cattolico, tanto sul versante del variegato e complesso associazionismo cattolico che su quello della gerarchia ecclesiastica”.
Per Leonardo Ranieri Triulzi, dirigente del Comitato Nazionale DC “ci vuole qualcosa di nuovo, qualcosa di inclusivo e non legato solo a dogmi nè partitici né confessionali, ma al tempo stesso che possa immaginare una "Comunione di Intenti" che abbia la possibilità di richiamare alla vita "politica" tutti i cittadini di buona volontà animati da spirito di servizio e non dalla brama di potere e di soldi. Le ultime elezioni regionali ci sembrano indicare che il 31%, appare pericolosamente convinto che la politica non incida più sulla vita reale dei cittadini. E' proprio quest'ultima affermazione del Direttore di Demopolis che mi atterrisce e che mi conferma l'assoluto e trasversale stato depressivo della maggioranza del Popolo Italiano che non crede più nei politici sia di lungo corso che quelli appena "nominati" dalle segreterie dei partiti, nella stessa Carta Costituzionale in cui ben 34 articoli sono non applicati e/o applicati parzialmente, nella Giustizia come valore assoluto perché amministrata da troppi Magistrati "politicamente corretti", nella Chiesa che moltissimi anni fa si è ritirata sull'Aventino. Per questo, insistiamo: i cattolici devono immischiarsi nella politica”.
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