Data elezioni, M5s: rinvio illegittimo e incostituzionale

Per Perrino e Leggieri “l’election day si potrebbe tenere solo se la data delle elezioni europee ‘ricadesse’ nella finestra dei 60 giorni di prorogatio previsti dalla legge regionale lucana”

&ldquo;Ormai siamo abituati alle bizzarrie della classe politica lucana: il vergognoso colpo di coda annunciato ieri dalla Franconi, dopo il vertice di maggioranza domenicale, &egrave; solo l&rsquo;ultimo dei pasticci e delle manovre del sistema di potere che fa capo ai Pittella &amp; co. Probabilmente questa strategia era gi&agrave; stata elaborata da mesi e da chiss&agrave; quale &#39;deus ex machina&#39; autore del diabolico piano. L&rsquo;election day per il prossimo 26 maggio &egrave; un&rsquo;evidente forzatura: l&rsquo;unica data che pu&ograve; essere legittimamente indicata per le elezioni regionali lucane dalla vice di Pittella, Franconi, &egrave; quella del 20 gennaio 2019. Con buona pace di chi ventila questioni di sicurezza pubblica per via del quasi concomitante appuntamento dell&#39;inaugurazione di Matera 2019&rdquo;.<br /><br />&Egrave; quanto dichiarano i consiglieri regionali del Movimento cinque stelle Giovanni Perrino e Gianni Leggieri. &ldquo;Il parere del costituzionalista sottopostoci oggi in conferenza dei capigruppo &ndash; aggiungono gli esponenti del M5s – appare oltremodo debole in alcuni punti. I sostenitori della corrente di pensiero &lsquo;election day 26 maggio&rsquo; fanno leva sul precedente abruzzese del 2013, frutto di un parere dell&rsquo;Avvocatura dello Stato, che richiama alcune pronunce giurisprudenziali, ossia la<br />sentenza del Tar Piemonte n. 392 del 2014 e la sentenza della Corte Costituzionale n. 158 del 24/06/2015. In particolare quest&rsquo;ultima sentenza c&rsquo;entra poco e quindi non rileva, a nostro avviso, al fine di dirimere la questione oggetto di discussione: n&eacute; pu&ograve; essere invocato che tale pronuncia sia stata emessa successivamente all&#39;approvazione della legge di stabilit&agrave; 2015 (approvata a dicembre 2014) che, tra le altre cose, modificava la legge 165/2004 stabilendo una durata massima della &lsquo;prorogatio&rsquo; per i Consigli regionali di massimo 60 giorni. Infatti, bench&eacute; nella sentenza si citi il decreto legge n. 98/2011 (art. 7, comma 2) che prevede l&rsquo;accorpamento delle elezioni amministrative, provinciali, regionali e nazionali (indicate al primo comma del medesimo articolo) alle elezioni europee nel caso si tengano nello stesso anno, con la sentenza n. 158/2015 la Corte Costituzionale ha dichiarato incostituzionali alcune norme approvate dal Consiglio regionale abruzzese durante il suo periodo di prorogatio. Tali norme regionali abruzzesi, che nulla hanno a che vedere con la questione dell&#39;indizione delle elezioni regionali, sono state approvate prima dell&#39;intervento legislativo statale che ha definito, modificando la legge 165/2004, il limite massimo (ovvero 60 giorni) consentito ai Consigli regionali per operare in regime di prorogatio. Va da s&eacute;, quindi, che quando la predetta sentenza della Corte Costituzionale parla di imposizione dell&rsquo;accorpamento, si riferisce ad una situazione precedente a quanto disposto nella legge di stabilit&agrave; 2015. &Egrave; la stessa Conferenza dei presidenti delle Assemblee legislative delle Regioni che in una relazione del marzo 2015 precisa: &lsquo;Il periodo utile per la determinazione della data delle elezioni &egrave;, come detto, definito quale principio fondamentale dalla legislazione statale, in particolare dall&rsquo;art. 5 della (…) legge 165 del 2004, che &egrave; stata oggetto di modifica in due recenti occasioni. Una prima modifica &ndash; apportata con l&rsquo;art. 1, comma 501, della legge 23 dicembre 2014, n. 190 (legge di stabilit&agrave; 2015) &ndash; ha aggiunto le parole &lsquo;e le elezioni dei nuovi Consigli hanno luogo non oltre i sessanta giorni successivi al termine del quinquennio&rsquo;, espressamente &lsquo;al fine di realizzare le condizioni previste dall&rsquo;articolo 7, comma 1, del decreto – legge 6 luglio 2011, n. 98, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 luglio 2011, n. 111 e di ottenere i conseguenti risparmi di spesa&raquo;. (…) La seconda modifica &egrave; stata apportata con il (…) decreto-legge n. 27 del 2015 che ha allungato il periodo entro il quale possono aver luogo le elezioni regionali fino alla &laquo;domenica compresa nei sei giorni ulteriori&rsquo;, rispetto ai sessanta giorni dopo il termine del quinquennio.<br />Conclusivamente le elezioni dei nuovi Consigli hanno luogo non oltre i sessanta giorni successivi al termine del quinquennio o nella domenica compresa nei sei giorni ulteriori&rsquo;. Nel caso lucano in esame, il quinquennio decorre dalla data dell&rsquo;elezione (dunque dal 17 novembre 2013) e, conseguentemente le elezioni non possono che essere indette entro il 20 gennaio 2019. In caso contrario, l&rsquo;effetto sarebbe quello di un gravissimo vulnus costituzionale consistente nella illegittima &lsquo;prorogatio&rsquo; di oltre 4 mesi del pi&ugrave; rilevante organo costituzionale della Regione Basilicata, qual &egrave; il Consiglio regionale&rdquo;.<br /><br />&ldquo;Semplificando al massimo &ndash; concludono Perrino e Leggieri -, l&rsquo;election day si potrebbe tenere solo se la data delle elezioni europee &lsquo;ricadesse&rsquo; nella finestra dei 60 giorni di prorogatio previsti dalla legge regionale lucana (entro il 20 gennaio p.v.). Nonostante sia evidente e lampante che occorra, nel rispetto della Costituzione e delle leggi, ridare il potere di scelta al corpo elettorale lucano entro il 20 gennaio 2019, molto probabilmente la maggioranza ha gi&agrave; deciso, vista l&rsquo;irresponsabile sordit&agrave; mostrata oggi nella riunione dei Capigruppo consiliari. I pittelliani cercano di forzare la mano, sollecitando lo scontro, sperando che questo rinvio illegittimo e incostituzionale possa rappresentare la via salvifica per racimolare qualche briciolo di consenso in pi&ugrave;. Costoro ignorano che questi grotteschi e goffi tentativi di preservare il potere li stanno rendendo ancora pi&ugrave; ridicoli di fronte al popolo lucano che, ormai esausto, ha da tempo smesso di credere alle loro fandonie&rdquo;.<br />

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