Per il consigliere regionale del Pdl “considerare salvaguardia, riqualificazione, tutela e valorizzazione delle aree rurali come aspetti rilevanti in grado di creare occupazione e progettualità, intesi come investimenti e non come costi”
Il consigliere regionale Michele Napoli è intervenuto nel dibattito sviluppatosi quest’oggi in Consiglio sulle problematiche sorte a causa delle forti precipitazioni delle ultime settimane. Richiamando Jeremy Rifkin, in riferimento all’empatia di una società, Napoli ha esortato tutta la politica regionale alla “costruzione di un vero senso collettivo di appartenenza ad un territorio, ad una civiltà, evidenziando la necessità di una chiara strategia, una puntuale pianificazione ed un processo attento di partecipazione e consapevolezza”.
“Le fragilità del nostro territorio – ha detto Napoli – si conoscevano da tempo così come ricordava il presidente Verrastro nel 1972, il quale metteva anche in evidenza l’importante aspetto legato agli interventi di sistemazione idraulico-forestale, opere utili per la difesa dei centri abitati, vie di comunicazione, serbatoi e pianure irrigue”.
Napoli ha continuato il suo intervento, menzionando una delibera di Giunta del 1981 “dove si fissavano ulteriori paletti per la difesa del territorio ed una prima Conferenza regionale dell’agricoltura del 1987 per l’organizzazione della difesa del suolo, richiamando anche un bilancio del 1972 della Cassa per il Mezzogiorno, con dati e risorse che furono distribuite per la Basilicata, a testimonianza – ha sottolineato – di una forte attenzione che lo Stato negli anni ha riservato alla nostra regione, senza dimenticare una direttiva del 2004 del Presidente del Consiglio dei Ministri che disciplina esattamente tutte le attività che la Regione Basilicata avrebbe dovuto mettere in campo”.
Napoli ha evidenziato, inoltre, “come, già nella Quinta Commissione consiliare permanente, da me presieduta, nel corso dell’audizione dell’Assessore all’Agricoltura e dei suoi funzionari, il quadro emerso in riferimento alle attività dei Consorzi di Bonifica è stato notevolmente disarmante”.
“La politica – ha proseguito Napoli – è programmazione, pianificazione seria, frutto di una conoscenza dettagliata di quelle che sono le necessità che vengono espresse da ogni singolo territorio. Tutto ciò è mancato, soprattutto a partire dagli anni ’90, non per cattiva volontà, ma per la continuità nell’affrontare le criticità con grande superficialità”.
“Bisogna ripensare a quello che è l’atteggiamento politico di una classe dirigente che si rispetti, considerando la salvaguardia, la riqualificazione, la tutela e la valorizzazione delle aree rurali come aspetti rilevanti in grado di creare – ha concluso – occupazione e progettualità, se intesi come investimenti e non come costi”.