Illustrata alla platea lo studio sul fenomeno che ha interessato la Basilicata dal XIX al XXI secolo
I lavori pomeridiani dell’assemblea annuale dei lucani nel mondo sono stati aperti dalla relazione del dott. Rocco Di Santo, autore dello studio “Le stagioni dell’emigrazione lucana dal XIX al XXI secolo” che tratta il processo emigratorio dai primi sbarchi nelle Americhe e nell’Europa centro-settentrionale fino ai giorni nostri. Un lavoro realizzato attraverso la lettura di dati statistici, note storiche, citazioni, interpretazioni sociologiche e corredato di schede di approfondimento che sviluppano alcuni particolari storici del fenomeno lucano. Sei capitoli attraverso i quali si ripercorrono le varie stagioni migratorie che si sono susseguite nel corso del tempo, si analizza il fenomeno del ritorno degli emigrati e si evidenziano le tappe storico-giuridiche della legislazione regionale in materia di migrazione.
Di Santo facendo riferimento alla profonda crisi economico-finanziaria che sta caratterizzando i mercati economici e finanziari del globo ha sottolineato che la Basilicata, negli ultimi anni, ha registrato un nuovo trend di migrazioni, spesso per motivi di lavoro: soggiorni momentanei che spesso si tramutano in permanenza nei luoghi in cui le possibilità di sfruttare le proprie risorse trovano maggiore appagamento. Le partenze, così come i rientri e gli arrivi di cittadini stranieri, rendono la regione un vero e proprio crocevia. Un continuo flusso migratorio in entrata e in uscita che avvalora l’idea che viviamo in un villaggio globale favorito dai nuovi mezzi di locomozione, di relazione e di comunicazione. E’ giunto il momento di intessere e potenziare i rapporti tra le diverse realtà in modo tale che il passato di emigrati si trasformi in un punto di forza, una risorsa inaspettata per generare una nuova e diversa crescita e uno sviluppo tratto da nuove energie e sinergie. Il viaggio verso altre destinazioni – ha spiegato Di Santo – non è solo un allontanamento dalla propria terra ma può essere un’opportunità che reca benefici sia alla terra ospitante sia alla terra di origine; il migrante è in realtà un ponte tra il luogo in cui è cresciuto e il luogo in cui decide di vivere. La consapevolezza da acquisire è che qualunque stagione consegue e precede sempre un’altra, con caratteristiche proprie, mai le stesse. Pertanto, dai prossimi flussi migratori è necessario saper trarre benefici piuttosto che svantaggi e pregiudizi.