Il movimento politico “Io Amo la Lucania”, con il consigliere regionale Alfonso Ernesto Navazio, ha promosso, presso la sala Inguscio della Regione Basilicata, l’incontro sul tema “Emergenza carceri e diritti umani”
“Un incontro – ha spiegato Navazio – che non vuole essere l’ennesima iniziativa di denuncia della condizione carceraria. Un incontro che vuole, invece, discutere delle carceri nel suo complesso non come fatto specialistico”.
L’incontro ha visto la partecipazione di Rita Bernardini, on. radicale componente della II Commissione permanente Giustizia della Camera dei deputati, di Eugenio Sarno, segretario generale della Uilpa penitenziari, dei direttori generali dell’Asl di Potenza e Matera, Pasquale Amendola e Vito Gaudiano, e del il magistrato del Tribunale di Sorveglianza di Potenza, Paola Stella. Presenti Maurizio Bolognetti dei Radicali italiani, l’assessore regionale alla Sanità, Attilio Martorano, i consiglieri regionali del Movimento per le Autonomie, Francesco Mollica e del Partito socialista, Rocco Vita, il sindaco di Melfi, Livio Valvano e il già sottosegretario di Stato, on. Mario Lettieri.
Il convegno si è aperto con la proiezione di un reportage realizzato all’interno della casa circondariale di Potenza che, ad oggi, ospita 177 detenuti a fronte di 116 posti, tenuto conto della chiusura del reparto penale, osservazione ed infermeria.
L’onorevole Rita Bernardini è intervenuta sul “tema delicato dell'emergenza carceraria e sui provvedimenti in discussione per risolverla, in primis il sovraffollamento che rende invivibili le carceri sia per i detenuti che per il personale che vi opera con grande difficoltà”.
Maurizio Bolognetti, ha ricordato come “ i Radicali da anni si battono per una riforma necessaria a tutto il Paese per uscire dall’illegalità. Con Marco Pannella – ha ribadito Bolognetti – esigiamo che il nostro Stato interrompa la flagranza di reato contro i diritti umani e contro la Costituzione italiana”.
“Fatto estremamente drammatico – ha sottolineato Navazio – è che in giro per il
Paese abbiamo, sempre più, la richiesta del carcere, l’invocazione del carcere, l’apologia del carcere. Non l’invocazione della giustizia, la rivendicazione della giustizia, l’apologia della giustizia, quasi una sorta di trasformazione in forma legalitaria del sentimento del rancore, della frustrazione. In un tempo di smarrimento – ha aggiunto – tornano a funzionare i capri espiatori e i luoghi ideali per il contenimento dei capri espiatori: istituti sovraffollati, diritti umani calpestati, il triste e crescente elenco dei suicidi, in cui non rientrano solo detenuti disperati ma anche agenti di custodia ed operatori in depressione, il disagio di tante famiglie”.
Il sistema carcerario in Italia è un'autentica emergenza nazionale, così come sottolineato dal Presidente della Repubblica, Giorgio Napoletano, che, a fine luglio 2011, intervenendo sulla situazione della giustizia e delle carceri ha parlato di “un'emergenza assillante, dalle imprevedibili e al limite ingovernabili ricadute, che va affrontata senza trascurare i rimedi già prospettati e in parte messi in atto, ma esaminando ancora con la massima attenzione ogni altro possibile intervento e non escludendo pregiudizialmente nessuna ipotesi che possa rendersi necessaria. E’ evidente – secondo Napoletano – l'abisso che separa la realtà carceraria di oggi dal dettato costituzionale sulla funzione rieducatrice della pena e sui diritti e la dignità della persona”
“Nello scorso mese di settembre – ha ricordato Navazio – dopo l'autorevole intervento del Capo dello stato, si è svolto in Senato un ampio dibattito sulla questione carceraria: la relazione di apertura presentata dal Ministro della giustizia si è risolta in un sostanziale riconoscimento della gravità della situazione carceraria, limitato alla mera enunciazione di dati, ma privo di qualsiasi seria prospettiva di intervento e nell'ammissione della scarsa incidenza delle misure previste dai cosiddetti pacchetti sicurezza. Il decreto legge in materia di giustizia, di alcuni giorni fa, voluto dalla ministra Severino va certamente salutato con favore, allo stesso tempo però è indispensabile ricordare che per vedere gli effetti delle norme previste nel provvedimento servirà tempo mentre la situazione di totale illegalità in cui lo Stato costringe il sistema carcerario permane in tutta la sua drammaticità ed urgenza”.
“La condizione carceraria ha raggiunto il punto più alto di disumanità e di inciviltà. Il sovraffollamento ha raggiunto vette che non hanno precedenti nella storia repubblicana. Lo stato di degrado in cui vivono detenuti, agenti di custodia, direttori ed operatori delle carceri non è più accettabile per un paese che voglia definirsi civile: 68mila detenuti a fronte di una capienza regolamentare di 45mila, solo quest'anno 64 suicidi tra i detenuti e 7 tra gli agenti di custodia. Celle che costringono a vivere in due metri quadri a testa ed in cui si devono fare i turni per stare in piedi, letti a castello a due o tre piani addirittura, dove per dormire probabilmente ci si deve legare per non rischiare di cadere, strutture fatiscenti che spesso hanno pesanti carenze in servizi basilari come quelli igienici o sanitari, mancanza di fondi per l'acquisto di prodotti per la pulizia delle celle, diffusione di malattie che sembravano dimenticare. Agenti in drammatica carenza di organico costretti a turni massacranti e che rendono impossibile una corretta sorveglianza ed assistenza ai detenuti, psicologi ed educatori impossibilitati ad operare professionalmente”.
“Le norme del Ministro, dunque, sono ancora insufficienti per rispondere alla ‘prepotente urgenza’ di ripristino della legalità nelle carceri denunciata, anche, dal Presidente Napolitano. L'amnistia invocata da Marco Pannella appare sempre più necessaria per compiere subito un primo passo sulla strada della legalità e del rispetto dei diritti umani, per porre fine ad una situazione che come ci ricorda il Presidente della Repubblica: "ci umilia di fronte all'Europa". Il carcere non è una vendetta, non può essere una tortura. Alla privazione della libertà personale si cumula una sequenza impressionante di violazioni della dignità delle persone. Allora spero – ha concluso Navazio – che l’annunciato provvedimento del Governo Monti e del neoministro della Giustizia sia l’occasione non per un provvedimento tampone ma per una riflessione di fondo su come cambiare, e riformare radicalmente la pena carceraria”.