“L’incremento della dotazione finanziaria dell’Avviso Pubblico “Progetto Strategico Regionale per la rivitalizzazione dei centri storici”, attraverso deliberazione della giunta del 29 marzo scorso, per ulteriore 1,6 milioni di euro che si aggiungono ai precedenti 1,3 milioni di euro è una buona notizia”. E’ il commento del presidente Confesercenti Potenza e Rete Imprese Italia Potenza Prospero Cassino ribadendo la condivisione dell’obiettivo della Giunta regionale di innescare intorno alle attrattive dei centri urbani piccoli e grandi quei processi economici di cui soprattutto le piccole e medie imprese locali hanno bisogno per reggere la crisi conseguente al calo dei consumi. Aumentare la gradevolezza dei percorsi cittadini, stimolare un processo di riappropriazione degli antichi spazi da parte dei cittadini, favorire occasioni di socialità, facendo ricorso anche a semplici interventi infrastrutturali, sono elementi importanti.
Cassino in proposito sottolinea che secondo un’indagine Confesercenti-Swg sulla “fuga” dei negozi dai centri storici, per 8 imprenditori su 10, l’incremento delle imposte è stato uno dei problemi principali della propria attività negli ultimi 5 anni. Siamo ad una quota di segnalazioni più alta di quella raccolta dallo spostamento della clientela verso i centri commerciali e dagli abusivi del commercio, indicate rispettivamente dal 54% e dal 22% delle imprese. Sulle imprese hanno pesato molto anche le problematiche connesse alla burocrazia (43%), al caro affitti (38%) e ai problemi di trasporti, sosta ed accessibilità dei centri storici (26%). In generale, gli imprenditori vorrebbero vedere più interventi da parte di amministrazioni centrali e locali per rilanciare la vitalità dei centri urbani e fermare il processo di desertificazione dovuto alle chiusure di attività commerciali e turistiche: quanto fatto finora appare insufficiente al 74% .
“Dalla nostra indagine emerge in modo chiaro l’esigenza di ridurre la pressione fiscale sulle imprese e di riprendere i processi di semplificazione burocratica, come la Confesercenti, anche attraverso la propria Associazione Nazionale dei Centri Storici Ancestor, rimarca da tempo. C’è necessità anche di intervenire contro caro affitti e abusivismo. Inoltre, la combinazione tra l’aumento del peso del fisco e dello spostamento della clientela verso la GDO, effetto delle nuove aperture di centri commerciali e delle liberalizzazioni degli orari di apertura, ha accelerato le chiusure delle imprese. Ci sono oggi in Italia migliaia di locali sfitti a causa della cessazione dei negozi, bar e ristoranti che li occupavano. Non possiamo lasciare che la desertificazione proceda ulteriormente.
Inoltre – si legge nella nota della Confesercenti – i dati diffusi dall’Istat sul pil pro capite non fanno che confermare il gap esistente tra Nord e Sud. Il risultato fotografato per il 2014, con il risultato più basso a livello nazionale degli ultimi 10 anni e la distanza tra l’andamento del Mezzogiorno e quello delle regioni del Nord, è infatti in linea, in senso peggiorativo, con i dati del periodo 2007-2014. “Il pil pro capite nelle regioni meridionali – sottolinea l’Ufficio economico della Confesercenti – si è ridotto nei sette anni di quasi il 14%, mentre quello del Nord dell’11%. Quindi se nel 2007 il prodotto medio per abitante al Sud era il 57% di quello di un abitante del Nord, nel 2014 è diventato il 55% circa. Sale infatti di molto nel periodo anche l’incidenza della povertà relativa (percentuale delle famiglie con spesa pari o al di sotto della soglia di povertà relativa) nel Mezzogiorno: era il 18,6% nel 2007, diventa il 21,1% nel 2014 (+2,5 punti), mentre la media italiana passa da 9,9 a 10,3″. “Queste percentuali – conclude – delineano con evidenza lo stato di difficoltà in cui si trova il Sud d’Italia, amplificato da una lunga e drammatica crisi economica e da una ripresa che stenta a prendere forza. Di fronte a questo quadro è sempre più urgente mettere in campo misure capaci di rimuovere gli ostacoli al rilancio delle imprese, soprattutto di piccole dimensioni, a partire dall’accesso al credito che al Sud è ancora più difficile che altrove”.
bas04