“L 'Amministrazione comunale, sicura che tutta la procedura di alienazione si sia caratterizzata per la sua massima trasparenza, legittimità e correttezza, ha dato mandato al proprio ufficio legale di costituirsi contro il Ministero di Grazia e Giustizia in sede cautelare davanti al TAR di Basilicata”. Lo evidenzia l’Assessore al bilancio del Comune di Potenza, Federico Pace, in riferimento alla impugnativa al TAR di Basilicata della procedura di vendita dell'immobile di proprietà del Comune di Potenza adibito a Palazzo di Giustizia.
Pace precisa inoltre che “qualunque sia l'esito della vicenda giudiziaria, riteniamo di aver posto in essere un'operazione unica in Italia finalizzata esclusivamente all'abbattimento del debito del Comune di Potenza, in un quadro di riforma costituzionale del titolo V della Costituzione che pone i Comuni alla pari dello Stato, con specifiche competenze ed autonomie dove il diritto di vendere un bene di proprietà, ancorché costruito con il prevalente contributo dello Stato, va difeso soprattutto se ne viene conservata la destinazione d'uso e quindi lo stesso interesse per il quale all'epoca, lo Stato contribuì alla spesa. Gli esempi in tal senso sono numerosissimi ( legge 219; realizzazione di case popolari, poi vendute; acquisto autobus per il trasporto pubblico ecc…).
Il canone di locazione posto a base dei tre avvisi pubblici propedeutici alla vendita -continua Pace- è stato determinato nel 2008, in 3,1 milioni di euro, dall' Agenzia del Territorio e ci fu allora richiesto proprio dal Ministero di Grazia e Giustizia perché un soggetto terzo determinasse la più probabile stima del fitto figurativo del Palazzo di Giustizia. Il fitto figurativo è quel canone che sarebbe spettato al Comune di Potenza per compensare le spese sostenute per la gestione e l’utilizzo di un immobile di proprietà destinato ad una funzione dello Stato, canone che è stato puntualmente richiesto per oltre 15 milioni di euro ma che il Ministero ha riconosciuto nella irrisoria cifra di 250 mila euro. Da tale mancato riconoscimento è maturata la successiva idea di vendere l'immobile per abbattere il debito storico dell’Ente.Ugualmente – dice ancora Pace- si intende chiarire che il costo di costruzione dell' immobile, stimato dalla stessa Agenzia del Territorio in circa 50 milioni di euro, nulla ha a che vedere con il valore di mercato dello stesso. Esso è stato infatti determinato dal mercato e cioè da tre avvisi pubblici a rilevanza europea, nonché dalla remunerazione del canone di locazione sull' investimento proposto ed infine, dallo stesso vincolo di destinazione perpetuo dell' immobile che, traducendosi in una pesante menomazione del diritto di proprietà sul bene, fa sì che il promittente acquirente, anche se proprietario, in quell' immobile non può neanche accedervi senza essere autorizzato (è come chiedere il permesso per entrare in casa propria!)
Quanto al rimborso integrale del canone di locazione da parte del Ministero dell’Interno – conclude l’assessore Pace – oltre che previsto dall' art. 4 del regio decreto del 1942, anche qui si pone una questione Costituzionale: se la spesa di gestione dei Palazzi di Giustizia è obbligatoria per i Comuni ove essi risiedono, lo Stato ne deve rimborsare integralmente le spese almeno da quando i Comuni non sono più mere agenzie dello Stato.
Infine, nel caso in cui la vendita, per qualsivoglia ragione non dovesse concludersi, il Comune sarà tenuto alla sola restituzione dell'acconto prezzo ricevuto".
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