Commercio, Napoli (Pdl): in crisi anche i negozi “storici”

Per il consigliere regionale “serve con urgenza una riorganizzazione del settore che con l’aiuto anche di contributi pubblici agisca sul miglioramento strutturale dei Confidi e sulla loro efficienza gestionale”

&ldquo;Quando a chiudere in Basilicata, tra il 2008 e il 2012, sono tre imprese commerciali &lsquo;storiche&rsquo; (vale a dire con oltre 50 anni di attivit&agrave;) su dieci, come ci informa uno studio della rete delle Camere di Commercio, vuol dire che la crisi sta raschiando il barile del comparto delle vendite al dettaglio e che la politica non pu&ograve; tenere la testa sotto la sabbia&rdquo;. Lo afferma il capogruppo del Pdl in Consiglio regionale, Michele Napoli, riferendo che &ldquo;solo nel primo semestre del 2013 si registrano gi&agrave; 33 fallimenti di imprese lucane commerciali &lsquo;storiche&rsquo; a cui aggiungerne oltre 300 che, complessivamente, hanno abbassato la saracinesca&rdquo;.<br /><br />&ldquo;Un fenomeno &ndash; argomenta Napoli – che nel capoluogo di regione, dove si scontano vecchi problemi di pianificazione commerciale, di carenza di infrastrutture e servizi che pesano su titolari di esercizi e consumatori, assume aspetti non del tutto evidenti ai cittadini per effetto del cosiddetto turnover di negozi, cio&egrave; attivit&agrave; commerciali che si sostituiscono, specie nel centro storico, a quelle che chiudono. Tenuto conto che, anche la stagione dei saldi non sembra abbia dato ai commercianti i risultati sperati e che, anzi, sia stata deludente soprattutto per il settore abbigliamento, &egrave; evidente &ndash; continua il capogruppo Pdl &ndash; che con la ripresa autunnale bisogna accrescere l&rsquo;impegno politico ed istituzionale nei confronti della pmi del commercio&rdquo;.<br /><br />&ldquo;Ci sono provvedimenti &ndash; sottolinea il consigliere – che spettano al Governo, primo fra tutti il mantenimento dell&rsquo;attuale aliquota Iva: con un aumento dell&rsquo;aliquota, i consumi si contrarrebbero ulteriormente e la crisi delle imprese del commercio al dettaglio si aggraverebbe. E lo scenario terribile di un Paese senza pi&ugrave; negozi di vicinato rischia di avverarsi. Occorre, ancora, un intervento sulle tasse che schiacciano le imprese e sulle regole di mercato, per evitare distorsioni della concorrenza, cos&igrave; come una maggiore disponibilit&agrave; di credito per le Pmi e una profonda semplificazione burocratica. Dall&rsquo;altro, &egrave; pi&ugrave; che mai necessario un alleggerimento della pressione fiscale che grava sui consumi delle famiglie. C&rsquo;&egrave;, inoltre, la questione credito che ha un peso non certo irrilevante. I risultati del Rapporto Svimez &ndash; ricorda Napoli – su relazioni banca-impresa e ruolo dei Confidi nel Mezzogiorno confermano che i Confidi al Sud sono pi&ugrave; piccoli, a parit&agrave; di grandezza erogano meno garanzie e offrono alle imprese finanziamenti a un tasso quasi doppio rispetto ai Confidi del Centro-Nord. Dunque, i Confidi meridionali non sembrano, al momento, in grado di supportare efficacemente le piccole e medie imprese, che continuano a lamentare le difficolt&agrave; di accesso al credito. Serve, quindi, con urgenza una riorganizzazione del settore, che con l&rsquo;aiuto anche di contributi pubblici agisca sul miglioramento strutturale dei Confidi e sulla loro efficienza gestionale&rdquo;.<br /><br />&ldquo;In proposito &ndash; afferma Napoli &ndash; diventa necessario monitorare l&rsquo;attivit&agrave; che stanno svolgendo i sei Consorzi fidi, due dei quali, come &egrave; noto, operano rispettivamente in Puglia ed Abruzzo, che hanno partecipato all&rsquo;Avviso pubblico della Regione Basilicata rivolto alle piccole e medie imprese lucane e finalizzato a favorire un pi&ugrave; facile accesso al credito, attraverso l&rsquo;integrazione dei fondi rischi. In una fase ancora complessa per l&rsquo;economia nazionale ed internazionale &ndash; sostiene Napoli – &egrave; fondamentale scongiurare il rischio di un restringimento del credito, adottando un trattamento dei requisiti patrimoniali che non penalizzi le Pmi, che rappresentano l&rsquo;ossatura economica della Basilicata&rdquo;.<br /><br />&nbsp;&nbsp;

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