Due colpi di scure si stanno abbattendo sulle aziende agricole per gli effetti della manovra Monti.
Aumentano del 45% gli estimi catastali; la nuova stangata sul prezzo del gasolio, che è fondamentale nel settore, in quanto è necessario per il riscaldamento delle serre, per l’alimentazione dei mezzi meccanici come i trattori. In più si fa indispensabile nei lunghi mesi in cui si avvicendano operazioni di semina, concimazione, diserbo, irrigazione, trinciatura e raccolta. Solo a ottobre (ultimo dato disponibile), i rincari dei carburanti hanno fatto salire del 7,6 per cento annuo i costi di produzione degli agricoltori. Tutto ciò mentre ritorna l’annuncio dell’imminente arrivo della card carburanti che per gli agricoltori lucani servirà a ben poco.
E’ il grido d’allarme lanciato dalla Cia-Confederazione Italiana Agricoltori della Basilicata.
Dai primi calcoli, l’incremento della base imponibile ai fini Imu, assieme alle nuove tasse sui fabbricati rurali, comporterà incrementi di tassazione dal 100% al 400%. Dal primo gennaio prossimo sia le abitazioni rurali che i fabbricati strumentali all’attività agricola saranno assoggettati all’IMU senza tenere conto che i fabbricati rurali sono veri e propri mezzi di produzione per le aziende. Per entrambe la tipologia di immobili l’aliquota sarà del 4 per mille (salvo diverse disposizioni dei Comuni).
Inoltre il decreto Monti ha anche riaperto fino al 31 marzo 2012 i termini (scaduti il 30 settembre scorso) per la richiesta di variazione della categoria catastale dei fabbricati rurali qualora diversa da A/6 (se ad uso abitativo) o D/10 (se strumentali).
Infine l’inasprimento fiscale è previsto anche per i terreni coltivati che sino ad ieri godevano di un’attenuazione del prelievo ICI calcolato in ragione del valore della base imponibile. Di tale agevolazione nell’IMU non c’è più traccia.
Per la Cia gli aumenti degli estimi catastali per le campagne arrecano un grave danno agli agricoltori, che verrebbero schiacciati da un ulteriore appesantimento della pressione fiscale senza possibilità di ripresa e di competitività. La Cia è dunque del tutto contraria: l’incremento comporterà esborsi di centinaia di migliaia di euro per le imprese , già in grande difficoltà. Si configura in questo modo – è il giudizio di Donato Distefano, presidente Cia – una vera e propria patrimoniale sul mondo agricolo, quella patrimoniale invece che è stata risparmiata al mondo del capitale e della finanza. Ci sono margini pertanto in Parlamento di modificare il decreto.
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