CIA: AGRICOLTURA NEL MIRINO DELLE MAFIE

L’agricoltura è sempre più spesso nel mirino delle mafie. Non c’è solo la criminalità organizzata che specie nel Metapontino minaccia le aziende agricole e che attraverso il racket estorsivo, come riferiscono le frequenti cronache giornalistiche, “assedia” gli imprenditori della terra. Da tempo si registrano furti di attrezzature, macchine, utensili agricoli con danni consistenti e persino furti di prodotti direttamente dai campi e frutta fresca prelevati dagli alberi. E’ il commento della Cia-Confederazione Italiana Agricoltori della Basilicata al Rapporto sulla legalità e sicurezza 2014 a cura della Cia, in collaborazione con la Fondazione Humus, presentato a Roma. Dall’agropirateria alle truffe sulla Pac, dal caporalato al saccheggio del patrimonio boschivo, dall’usura al controllo delle filiere agroalimentari, la piovra della criminalità organizzata allunga i tentacoli sul comparto “coltivando” un business da 50 miliardi di euro l’anno, pari a quasi un terzo dell’economia illegale nel Belpaese. In Basilicata, dove la situazione richiede un’analisi specifica e pertanto un approfondimento, ai furti di bestiame si affiancano, secondo le testimonianze dei dirigenti zonali e locali della Cia lucana, quelli di prodotti agricoli; parliamo di massicce sottrazioni di prodotto spesso direttamente in campo con scientifiche e organizzate operazioni di raccolta. La Cia lucana evidenzia che ora più che mai serve un forte impegno comune, azioni e strategie il più possibile condivise, per sconfiggere questa “piaga” che distrugge il tessuto sano e produttivo dell’imprenditoria italiana. Tenendo conto anche del fatto che l’agricoltura spesso mostra maggiori elementi di vulnerabilità, legati a quelle caratteristiche e inevitabili forme di “isolamento geografico” dei luoghi di lavoro e del livello di fragilità degli addetti. Per questo oggi serve una sorta di “rete” per contrastare la criminalità organizzata.
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