"Appare singolare, ma è comprensibile e ovvio stante le aspettative politiche di chi si autocandida a ruoli di Governo del Comune di Potenza, che ancor prima di vedere soddisfatte le proprie ambizioni correntizie più che politiche o di condivisione programmatica, si cominci prima del tempo con i distinguo, con le osservazioni sulle vicende più difficili che la Città Capoluogo si trova ad affrontare.
E' di pochi giorni fa – si legge in un documento diffuso dal segretario cittadino del Centro Democratico di Potenza, Emilio Candia ascoltati la direzione cittadina e i consiglieri comunali – la denuncia di alcuni consiglieri del Centrodestra sulle intromissioni di taluni amministratori nelle questioni di interventi urbanistici con tanto di comunicato e messaggi vocali, mentre proprio nella giornata di ieri a parlare di Piano Città, invece che coinvolgere l'intero consesso comunale, è stato necessario (eufemismo ironico) discuterne e ragionarne con chi dice di rappresentare il suo partito e l'intero centro-sinistra.
E la stessa cosa accade nei ragionamenti che – si legge ancora nel documento – in questi giorni si fanno sul futuro lavorativo di dipendenti delle ditte addette ai servizi di assistenza facendo paragoni impropri ed assurdi e senza guardare al contesto urbanistico e del sistema delle scuole dislocate sui territori, diverso da quello di altre città ed al rispetto della dignità di famiglie da assistere e lavoratori da salvaguardare sempre in presenza di una drammatica crisi economica e sociale.
Eguale ragionamento potremmo fare dopo aver letto alcune strane valutazioni sul sistema del Piano Trasporti, che, guarda caso, i nostri consiglieri comunali Picerno e Campagna, avevano denunciato e
che oggi da un lato il Capogruppo-segretario del Pd riconosce, in ritardo, essere improprio e inadatto alle esigenze di quartieri e aree rurali, rispetto al Piano di esercizio 2010 e qualche novello aspirante assessore comunale sui social dimentica che da autorevole consigliere di maggioranza della precedente legislatura (quella considerata del male assoluto) votò favorevolmente al piano di esercizio 2010 e suggerì poi nelle commissioni consiliari modifiche ampliative del sistema trasporti. E il Sindaco De Luca, rischia di dover rendere conto proprio a loro delle nuove scelte al tavolo del Governo comunale che verrà.
Non è un caso che i disagi che si appalesano nel nuovo Piano Trasporti – continua la nota del Centro democratico – ancor prima della loro definitiva entrata in funzione con il nuovo gestore, e che impegnano aspiranti assessori, sono quelli legati ad un mancato studio e ragionamento complessivo sulla intermodalità tra trasporto su gomma, ascensori e scale mobili, al netto delle risorse messe a disposizione. Cosi si diventa classe dirigente di una città. Il vecchio piano prevedeva un abbattimento dei chilometri su strada di circa 600 mila chilometri annui, perché quello era l'impegno che l'Amministrazione, aveva assunto ai tavoli regionali perché anche la Regione si rendeva conto che, in una logica prevista e stabilita dalla Legge Burlando, e quindi nella logica di determinare quali che erano i servizi minimi in materia di trasporto, e quindi di incrementare anche i livelli di contribuzione però richiedeva, al tempo stesso, al Comune, di contenere, di razionalizzare i costi.
Poi, quello che è successo è storia che tutti conoscono nel senso che una volta attuato quel piano, alcuni cittadini, una parte della popolazione che, evidentemente, non era ancora abituata a cambiare mezzo per andare da un punto all'altro della città, ha iniziato a protestare e di lì, poi, la conseguenza di rifare il percorso inverso e quindi di incrementare i chilometri e evidentemente anche i costi del servizio. Per venire incontro alle esigenze dei cittadini.
Quel piano partiva da una base assolutamente, scientifica. Era calibrato sui flussi, era calibrato sulle esigenze di mobilità della città, sulle esigenze di mobilità nel raggiungere i maggiori attrattori. Era, quindi, basato, innanzitutto, su un concetto, che era quello dell'intermodalità. Un concetto che trova accoglienza e precise indicazioni nella stessa Legge Burlando.
Quando si dà alle Regioni l'onere (la Regione Basilicata non l'ha fatto e penso che non lo farà più, ormai) di determinare, appunto, i servizi minimi, si parla di intermodalità. L'articolo 16 della Legge Burlando e l'articolo 17, fanno espressamente riferimento all'integrazione tra le reti di trasporto. Qualcuno, allora, afferma che la metropolitana leggera, non è una metropolitana, come se in tante altre città non fosse, anche questa, in superficie, che ci sono i passaggi a livello che bloccano, che ne vanificano la utilità,
dimenticando, evidentemente, che ci si è preoccupati anche di reperire i fondi per eliminare queste situazioni e i cui lavori sono appena cominciati, finanziato con i fondi del PO-FESR, mentre è fermo
quell'altro finanziamento di 10 milioni di euro che il Ministero delle Infrastrutture ci aveva dato, concesso per proseguire e per rafforzare e potenziare la metropolitana leggera, che non è gratis.
E però, poi, si dice, come per il servizio di trasporto pubblico, che tanto è inutile, viaggia vuoto, salvo – conclude il documento – assecondare le richieste dei comitati di quartiere o le associazioni studentesche che oggettivamente chiedono la intermodalità, di biglietto unico al quale bisognerà tendere.
Su questo va aperto il confronto politico e non su altro".
bas 02