Celiachia e dieta senza glutine, interrogazione di Singetta

Il consigliere chiede di conoscere “se sia intenzione dell’esecutivo estendere il numero di esercizi commerciali autorizzati presso i quali poter acquistare alimenti privi di glutine e le iniziative per favorire la diagnosi precoce della malattia”

La celiachia, malattia cronica ed autoimmune dell’intestino tenue, causata da una reazione a una proteina del glutine presente nel grano e a proteine simili presenti in altri cereali che interessa, in Italia, circa 135 mila persone, i due terzi delle quali sono donne, al centro di un’interrogazione del consigliere regionale Alessandro Singetta (Gm).

“Considerata la rilevanza sociale assunta dalla celiachia e considerato, altresì, che l’unica terapia per i soggetti celiaci è la dieta senza glutine” il consigliere interroga il presidente della Giunta regionale e l’assessore al ramo per conoscere “se sia intenzione dell’esecutivo estendere ulteriormente il numero di esercizi commerciali autorizzati presso i quali poter acquistare alimenti privi di glutine tramite l’apposito buono rilasciato mensilmente ai celiaci (ad. es. supermercati e/o i centri commerciali), favorendo, in tal modo, la concorrenza e la riduzione del costo dei prodotti privi di glutine mediante il sistema, ad esempio, del codice a barre; quali iniziative s’intendano mettere in atto per favorire la diagnosi precoce della malattia e quali sono, se presenti, gli interventi in materia di formazione dei medici di base, indispensabile per la prevenzione e la diagnosi”. Singetta chiede di conoscere, altresì, “se e quali interventi s’intendano mettere in atto per migliorare l’educazione sanitaria sulla malattia celiaca della popolazione, ovvero l’educazione sanitaria del cittadino celiaco e della sua famiglia; se sia intenzione del Governo regionale pubblicare on-line la lista dei prodotti alimentari ritirati dal mercato che possono nuocere alla salute dei soggetti celiaci (come hanno già fatto altre Regioni, tra cui la Valle d’Aosta e la Campania); se sia possibile garantire una minima forma di assistenza anche a coloro i quali, pur non essendo celiaci, sono soggetti sensibili al glutine (e sono molto più numerosi dei celiaci), erogando anche ad essi un buono per l’acquisto di alimenti gluten free”.

“La legislazione nazionale, attraverso la Legge 4 luglio 2005, n° 123 ‘Norme per la protezione dei soggetti malati di celiachia’ – sottolinea il consigliere – oltre a riconoscerle rilevanza di malattia sociale prevedendo, all’articolo 2, che ‘ le Regioni attuino progetti ed idonee iniziative per favorire la diagnosi precoce e la prevenzione, nonché per il miglioramento dell’educazione sanitaria sulla malattia celiaca’, garantisce l’erogazione (a carico del Servizio Sanitario Regionale) di prodotti gluten free. La Regione Basilicata, con D.G.R. n° 1422 del 28 luglio 2003, ha disciplinato le modalità di erogazione consentendola anche ad altri fornitori diversi dalle farmacie aperte al pubblico, dando mandato alle A.S.L di definire, a seconda delle necessità, specifici contratti con i fornitori abilitati. Ciò ha rappresentato, di fatto, una agevolazione di non poco conto per le persone affette da questa patologia, dal momento che è stato loro facilitato l’approvvigionamento degli alimenti senza glutine. Ancora oggi, però, in Basilicata sono pochi i punti vendita convenzionati; inoltre, le diagnosi ufficiali, rispetto al numero di celiaci presumibilmente presenti sul territorio regionale (secondo le stime della Relazione annuale del Ministero della Salute sulla celiachia, nel 2011, in Basilicata i celiaci erano 663), risultano di numero inferiore.

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