Bubbico e Chiurazzi (Pd) su taglio “pensioni d'oro”

“Nelle ultime settimane è stata messa in atto una campagna di disinformazione mediatica che mira a sostenere la tesi che i senatori Bubbico, Chiurazzi ed altri avrebbe difeso in Parlamento un provvedimento teso a salvaguardare i benefici degli alti dirigenti di Stato. In questa campagna spicca la posizione della Sel, in ultimo con un suo manifesto del circolo di Nova Siri, che aggiunge alla cattiva informazione anche frasi ingiuriose ed offensive della dignità personale dei parlamentari chiamati in causa”. Lo fanno sapere, in una nota congiunta, i senatori Filippo Bubbico e Carlo Chiurazzi.
“Appare evidente che alcune parti del manifesto della Sel non hanno nulla a che fare con la politica, ma ne alimentano solo la sua involuzione e questo ci rattrista. Serve fare chiarezza e per questo il nostro contributo. Occorre ricordare – spiegano i parlamentari – che la questione si origina dalla norma approvata dal senato nel dicembre 2011 con il cosiddetto decreto ‘Salva Italia’ che ha tagliato significativamente gli alti compensi dei manager di Stato. Si è trattato di un provvedimento epocale che per la prima volta è riuscito a vincere le resistenze delle corporazioni manageriali facendo ricadere anche su esse i sacrifici come richiesto già da tempo dai cittadini italiani. A questo provvedimento – ricordano Bubbico e Chiurazzi – abbiamo dato unitamente agli altri parlamentari un contributo significativo (altro che difensori della casta manageriale!) L'effetto del provvedimento di riduzione degli stipendi dei supermanager aveva fatto registrare una immediata reazione da parte dei soggetti colpiti in età pensionabile (che avevano maturato i requisiti) i quali avevano minacciato l'immediata richiesta di essere collocati in pensione”.
“L'ulteriore azione del governo Monti e della sua maggioranza era riuscita ancora una volta a piegare i manager di stato ad un ulteriore sacrificio. Infatti – spiegano i senatori del Pd – abbiamo continuato a sostenere il governo nel tentativo di evitare per effetto di tali riduzioni, la corsa alla pensione di quanti erano stati colpiti dal provvedimento e temevano che una permanenza in servizio avrebbe avuto ripercussioni sul futuro trattamento pensionistico. La proposta del Governo da noi sostenuta – continuano – prevedeva semplicemente che chi poteva andare in pensione al momento della riduzione dello stipendio avrebbe potuto continuare a rimanere in servizio, pagato molto meno di prima, senza perdere i diritti acquisiti. Questo avrebbe evitato: a) all'Inps di pagare immediatamente ingenti somme per le liquidazioni di fine rapporto degli alti dirigenti, b) allo stesso istituto previdenziale di erogare immediatamente il trattamento pensionistico, c) allo stato di contrattualizzare altri nuovi super dirigenti per sostituire i precedenti, d) di non privarsi all'interno della governance dello Stato di importanti esperienze manageriali, tanto più utili in questo periodo di grandi difficoltà del Paese. Al fine di scongiurare questi rischi abbiamo sostenuto nei lavori parlamentari la norma in questione”.
“In coscienza riteniamo di aver fatto gli interessi del Paese – concludono – e soprattutto di aver consentito un rigoroso utilizzo dei soldi dei cittadini attraverso il sostegno determinante a provvedimenti che nessun governo sinora aveva avuto la forza ed il coraggio di assumere. In questo momento servono al paese amministratori e parlamentari che approfondiscono le questioni per giungere alle migliori scelte. Serve, oggi, una classe dirigente responsabile e competente ripiegata sui problemi concreti. Il Paese non ha bisogno di demagoghi e populisti che usando la menzogna ingannano i cittadini nel tentativo di recuperare con scorciatoie propagandistiche il consenso elettorale”.

bas 07

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